Che hanno utilizzato la tecnica ormai collaudata per svuotare i bancomat: inserire nelle intercapedini della cassaforte acetilene fino a saturarla, poi provocare l’esplosione con un innesco, generalmente elettrico. Se va bene la cassa si stacca dalla “cornice” della parete e si possono arraffare le banconote. Ma nel colpo di Fregene non tutto è filato liscio, il distributore si è staccato solo che i soldi sono stati “sparati” all’interno della banca. I malviventi non si sono persi d’animo, con dei piedi di porco hanno aperto le due porte di ingresso e hanno sottratto tutte le banconote. "Solo lunedì alla riapertura potremo capire l’entità del furto", spiega il direttore della filiale, tra donne delle pulizie, fabbri e elettricisti a sistemare i danni. Ma il bottino deve essere consistente visto che il bancomat viene caricato al massimo, anche con 100 mila euro, proprio il venerdì sera in vista del week-end. Un colpo lampo, durato pochi minuti, quelli intercorsi tra il suono dell’allarme e l’arrivo dei carabinieri e della vigilanza privata. A quel punto, però, davanti all’agenzia non c’era più nessuno. Le telecamere del circuito interno della banca avrebbero filmato la sequenza ma gli investigatori non si fanno illusioni, la banda ha sicuramente agito a volto coperto. "Si tratta di professionisti – commentano a caldo – non è facile dosare la miscela di gas nelle giuste proporzioni, in molti casi hanno distrutto tutto, soldi compresi". Una tecnica ormai nota, utilizzata solo nelle ultime settimane sette volte sul litorale romano in colpi a bancomat di banche tra Ostia e Axa. Difficile pure capire se si tratta dello stesso gruppo di azione, visto che della “banda dell’acetilene” si parla fin dal 2003, quando cominciarono i primi casi in Friuli. Da allora è stato un crescendo che ha interessato la maggior parte delle regioni italiane, ora Lazio compreso. (25 novembe 2007).