Tra questi, “il divieto di lascare a portata delle api il miele e
qualsiasi materiale possibile veicolo di contagio”, “la chiusura delle arnie
vuote e chiusura delle arnie risultate infette con distruzione delle api” e “il
divieto di rinnovare o immettere nuove famiglie nell’apiario infetto prima che
i relativi impianti siano stati disinfettati”. Una decisione che non sorprende  affatto Ettore Bortolin, visto che è stato
proprio lui a richiedere l’intervento del Servizio Veterinario: “Il
provvedimento riguarda circa una decina di alveari sui trenta del mio apiario –
precisa – e l’esposto l’ho fatto proprio perché sono sempre stato a favore di
una corretta pratica apistica, pratica che non ho mai smesso di seguire
scrupolosamente. Questo impegno, però, risulta inutile se non viene seguito da
tutti, a partire da chi possiede altri alveari nella zona; prima o poi, come è
successo nel mio caso, il contagio si diffonde. Per questo mi auguro che i
controlli si estendano su tutto il territorio. A parte quest’ultimo episodio qualche
motivo ci deve essere se, a Maccarese, fino a 20 anni fa si contavano 18
apiari, ovvero circa 500 alveari mentre ora l’unico rimasto è il mio. Perché
tutti hanno preferito allontanarsi da questo territorio? Proprio di recente ho
notato e fotografato una grande quantità d’api in campi di colza in zone della
campagna romana dove non esistono vincoli ambientali. Qui, invece, dove la
presenza della Riserva del Litorale Romano dovrebbe garantire condizioni
ambientali ancora più protette, qualcuno mi dovrebbe spiegare il perché le api
non sfruttano le fioriture di colza”.