“Per ora siamo in due, tre persone – racconta una di queste “canare”, come lei si autodefinisce  – e quando ci è possibile, con l’aiuto di un giardiniere, che paghiamo anche grazie al contributo volontario di altri frequentatori, svuotiamo i cestini e ripuliamo l’area dagli escrementi. Ci piacerebbe fare di più ma non possiamo certo essere noi a decidere interventi che sarebbero quanto mai necessari, come l’abbattimento dei diversi lecci essiccati ormai da anni o la potatura di altre piante altrimenti destinate a morire. Ci piacerebbe che altri collaborassero con noi, ognuno prendendosi cura di una zona dell’area. Io e la mia amica, per esempio, abbiamo adottato questo esemplare di quercia ripulendolo dai rampicanti che lo stavano soffocando e dalle erbacce che nascondevano una bella pianta d’agrifoglio. La manutenzione non dovrebbe essere compito nostro, ma se non ci diamo da fare noi che la frequentiamo quest’area diventerebbe inutilizzabile”.