E ci trovo un italiano, italianissimo, alto, 55 anni circa che, insieme ad una donna più giovane ma enorme, scarica indisturbato calcinacci gettandoli in uno slargo tra le piante. Al diavolo la prudenza, scendo, mi avvicino. Chiedo spiegazioni, come se ce ne fosse bisogno. Lui mi dice “che problema c’è, ci sono altri rifiuti”. Gli dico che se non si ricarica tutto fino all’ultimo pezzo sul furgone chiamo i carabinieri. Prova a controbattere, gli dico “hai 5 minuti”- come nei film. Si rassegna, con il donnone che fa quasi tutto il lavoro, lui dirige, ricomincia a caricare i rifiuti. Faccio le foto con il telefonino. Rimango un po’ a guardare, poi me ne vado, dicendo di non fare scherzi, di non buttarli in un altro posto altrimenti li denuncio. Torno a casa, lascio l’auto più distante dal cancello, ma tanto hanno capito benissimo dove abito. Rifletto, “sono pazzo” mi dico. E se trovavo qualcuno che mi dava una palata in testa e mi lasciava in mezzo ai rifiuti? “Me la faranno pagare”, aggiungo, hanno capito quale è la macchina, dove abito. Rimango qualche minuto a riflettere, con i bambini intorno. Non mi pento. Forse potevo agire con maggiore prudenza, certo. Ma per una volta “la feccia”, almeno uno di loro, ha un volto, c’è una targa. Forse anche lui ora ha qualcosa da perdere…