Una soluzione accettabile per Fregene? C’è proprio da credere di no, basta immaginare quali fastidi  e complicazioni questa norma potrà creare a tutte le famiglie con bambini che devono compiere poche centinaia di metri per giungere al mare. Con vantaggi per la sicurezza che sono in tanti a considerare minimi se non del tutto inesistenti.    Tra le voci che rimangono critiche nonostante il compromesso introdotto in Senato c’è quella di Antonio Dalla Venezia, presidente della FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta (l’intervista è tratta dall’Eco dalla Città del 5 maggio).

 

Soddisfatti per il parziale dietrofront?
Rendere obbligatorio il casco fino ai 14 anni è comunque un errore. Bisognerebbe eliminare l’intero emendamento. Al momento questo appare comunque il miglior punto di mediazione possibile.
Teme che questa norma possa scoraggiare l’uso della bicicletta?
In Australia, dopo l’introduzione dell’obbligatorietà del casco, il numero di spostamenti in bici è sceso del 50%. I Paesi a più alta densità di traffico ciclistico non prevedono l’obbligo del casco e, in tutto il mondo, sono soltanto 12 i Paesi dove vige l’obbligo. È stato anche provato che nei Paesi che hanno penalizzato l’uso della bicicletta senza casco non c’è stata una significativa diminuzione degli infortuni da incidente.
Eppure come FIAB mi sembra consigliate l’uso del casco.
Siamo favorevoli all’uso del casco, ma nettamente contrari a una norma che disponga l’obbligo generalizzato di indossarlo nell’utilizzo della bici anche per la mobilità quotidiana. Sia detto senza equivoci: contrarietà all’obbligo non equivale a contrarietà all’utilizzo del casco. Il casco è utile. Non ci sono dubbi. Il problema è quanto sia utile, in modo da valutare costi/benefici della sua introduzione obbligatoria. Per vedere quanto sia utile occorre verificare i dati di omologazione (cadute fino a 23 km/h contro i 70 km/h di un casco per moto) e le statistiche nei Paesi in cui l’introduzione obbligatoria è avvenuta. Questi dati ci dicono che a fronte di una riduzione dei danni per cadute minori (si può cadere battendo la testa sullo spigolo del marciapiede a bassa velocità o anche da pedone e in questi casi sfortunati il casco può salvare la vita), ma stiamo parlando dell’1% degli incidenti gravi, il restante 99% (investimenti a velocità molto superiori a 30 km/h) non viene protetto dal casco. Il miglioramento potrebbe anche essere accettabile se non ci fosse l’effetto secondario della riduzione del numero dei ciclisti. È invece dimostrato che la maggior sicurezza per i ciclisti è nel numero degli stessi, ovvero più ciclisti ci sono in giro, meno incidenti avvengono ai ciclisti, ma anche agli automobilisti. Quindi l’effetto di riduzione sarebbe deleterio anche dal punto di vista della sicurezza dei ciclisti rimasti. Questo spiega il perché dell’opposizione all’obbligatorietà.
Se la norma dovesse essere approvata dal Parlamento crede verrà fatta realmente rispettare?
Sì, penso verrà fatta rispettare. Ovviamente, come tutti gli articoli del Codice della strada, l’effettiva applicazione varierà da città a città. Le dirò di più. Anche se siamo fortemente contrariati per la misura, nel caso venisse approvata, anche noi daremo indicazioni per rispettarla. Mi permetta però di sottolineare una cosa.
Prego.
Questa vicenda mette ancora una volta in evidenza la distanza tra società civile e Parlamento. Abbiamo scritto alla senatrice Cecilia Donaggio (membro della commissione Lavori Pubblici che ha presentato l’emendamento che prevede l’obbligo del casco in bicicletta ndr) per chiedere un confronto. Non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Il Parlamento in questi anni si è occupato solo di decurtazione punti dalla patente dei ciclisti e di caschi obbligatori. Noi stiamo aspettando da anni provvedimenti seri a favore della mobilità ciclabile.