L’occasione si è presentata nelle scorse settimane e molto probabilmente è da ricollegare alla ristrutturazione del gruppo Premafin-Ligresti. I rappresentanti di Changi, che ancora una volta si sono affidati a Nomura per l’advisory, hanno già intessuto contatti con esponenti del gruppo che fa capo a Salvatore Ligresti. Obiettivo: sondare il terreno per vedere se ci sono i presupposti per arrivare a un accordo di cessione del pacchetto pari al 4,19% del capitale che Ligresti, attraverso Fondiaria-Sai, detiene in Gemina e di cui una buona parte (4,13% del capitale) è sindacato nel patto.
I primi abboccamenti, però, non hanno sortito gli effetti desiderati, perchè le parti restano distanti sulla questione del prezzo. E questo nonostante le quotazioni di Gemina viaggino ora attorno a 0,5 euro a fronte di un valore di carico nel bilancio Fondiaria-Sai 2009 di quella partecipazione di 35 milioni, pari a circa 0,6 euro per azione, e questo perchè i titoli della holding aeroportuale sono classificati tra le partecipazioni disponibili per la vendita.
A guardare i numeri, non sembrerebbe molto difficile per i due contraenti trovare un punto di equilibrio: a febbraio, dopo una trattativa durata quasi un anno, Changi ha comprato da Clessidra il 2,74% di Gemina, di cui 1,97% sindacato nel patto, a un prezzo medio di 0,71 euro per azione. Il negoziato allora fu piuttosto lungo anche perchè Clessidra aveva in carico le azione a oltre 1 euro e perchè lo scalo di Singapore non voleva pagare un centesimo in più del necessario, nonostante che per un investitore di quelle dimensioni i circa 50 milioni spesi (ha comprato anche un 3,22% in Borsa) fossero come noccioline.
Ora il film sembra ripetersi, anche se la posta in palio è più alta. Se Changi chiude l’operazione – e potrebbe farlo magari offrendo un premio per il controllo sulle quotazioni come avvenuto con Clessidra – riuscirà a conquistare un altro 4,13% di capitale sindacato, salendo così al 6%, subito dietro al 18,17% di Investimenti e Infrastrutture e all’11,65% di Mediobanca. E questo probabilmente spuntando ulteriori posti nel board e nel patto rispetto allo scranno conquistato sinora. Ma lo scalo asiatico non intende fermarsi lì: ha già fatto sapere alla società e ai soci di riferimento Benetton che intende arrivare al 15% del capitale, anche comprando altre quote di mercato. Non solo: sta prendendo in considerazione l’ipotesi di investire in altri importanti scali nazionali ai quali potrebbe offrire il proprio know-how per lo sviluppo degli aeroporti come avvenuto con Adr. Su quali siano i target per ora c’è riserbo, ma il ventaglio non sembrerebbe poi così ampio se si considera che dopo Fiumicino gli scali di grandi dimensioni sono Milano (gestito da Sea) e Venezia (gestito da Save).
Anche dal punto di vista di Premafin-FondiariaSai l’operazione potrebbe essere importante, anche se non cruciale rispetto al piano che la società sta tentando di attuare. Premafin è impegnata in un aumento di capitale da 225 milioni di euro (che consentirà a Groupama di salire al 17% della holding) propedeutico alla ricapitalizzazione di Fondiaria; di pari passo sta cercando di rinnovare un prestito da 320 milioni con un pool di banche capeggiato da UniCredit. L’operazione sinora non sembrava procedere speditamente e la prospettiva di portare intanto nelle casse societarie mezzi liquidi per oltre 30 milioni non sarebbe certo male.
Se questo sia il primo passo verso un piano di cessioni più articolato, che includa anche le altre prestigiose partecipazioni nel salotto buono della finanza nazionale, lo si vedrà solo in seguito. (Il Sole 24 ore).