Le Consulte del Comune di Fiumicino, almeno quelle superstiti, sono al termine della loro missione. Difficile fare un bilancio di un’esperienza che si è presentata subito come coraggiosa e in qualche misura controcorrente rispetto al momento storico nel quale ci troviamo, come è stato sottolineato anche durante il nostro Convegno del 2016 “Quali strade per la democrazia partecipativa”. La Consulta Comunale 5 “Cultura e Sapere” al momento della sua costituzione, nell’autunno 2014, presentava un’ottantina di iscritti e ne ha raggiunti nell’aprile scorso quasi un centinaio, ai quali si aggiungono “simpatizzanti” e numerosi followers del gruppo Facebook.

Le diverse esperienze culturali organizzate nel corso di questi anni, condivise spesso con altre Consulte, hanno segnato un percorso di crescita comune e le periodiche riunioni di coordinamento e le Assemblee plenarie hanno mantenuto attivo il rapporto con la base e con l’Amministrazione. La partecipazione di iscritti o simpatizzanti non è stata mai oceanica, ma spesso di qualità, gli interventi sono stati qualificati e il dialogo interessante, anche se la presenza è numericamente diminuita fino ad arrivare ad incontri di soli “addetti ai lavori”, molto ricchi ma meno rappresentativi.

Certo, la stanchezza si fa sentire in un percorso di anni, ma anche gioca un ruolo la ricerca da parte di molti del “tutto subito” e la sensazione di non essere effettivamente ascoltati e consultati dall’Amministrazione. In positivo constatiamo l’avvio anche nel campo delle politiche culturali di un percorso di superamento delle logiche localistiche, molto accentuate all’inizio del percorso. La nostra idea di diventare un luogo di incontro e di elaborazione comune non sempre si è realizzata pienamente. L’impressione è che le Associazioni Culturali abbiano spesso visto la Consulta come un’anticamera più veloce per arrivare agli Amministratori, una volta chiarito l’equivoco le Associazioni hanno privilegiato il rapporto diretto con l’Assessorato e viceversa!

La Consulta della Cultura ha comunque costituito uno spazio dove persone provenienti da luoghi ed esperienze differenti hanno potuto incontrarsi, stabilendo rapporti personali e innescando delle collaborazioni dirette che hanno moltiplicato e arricchito l’offerta culturale generale. Riteniamo che tale processo sia vincente anche per gli sviluppi futuri. Il dialogo con l’Amministrazione è stato il punto più complesso: le Consulte hanno certamente un ruolo solo consultivo e proprio per questo avrebbero dovuto trovare nell’Amministrazione una volontà di ascolto, nella consapevolezza che la ricchezza nasce dalla reciprocità. In questi anni c’è stato sicuramente un tentativo di iniziare questo dialogo ma è un percorso lungo che richiede i suoi tempi e un cambiamento di mentalità profonda sia nei cittadini che nell’Amministrazione. Possiamo dire che in questi anni almeno alcuni “sogni nel cassetto” hanno iniziato a prendere forma: si è ormai realizzata una moltiplicazione dei luoghi di cultura, grazie all’iniziativa di tanti e diversi attori tra i quali l’attività intensa dell’Assessorato ma anche il ruolo di stimolo della Consulta della Cultura. Nel settore dei Beni Culturali e del patrimonio archeologico e artistico abbiamo vissuto passaggi davvero significativi che potrebbero portare ad una completa trasformazione dell’identità del territorio e delle sue prospettive di sviluppo turistico. L’idea di Fiumicino come un futuro “Museo diffuso”, alla ricerca di una propria e più affermata identità culturale, così come dibattuto e sognato nel nostro seminario dello scorso anno, “Costruire cultura, intrecciare i saperi” ha forse già iniziato il suo percorso. Ogni conquista è stata raggiunta grazie ad un associazionismo vivo e protagonista, anche la nostra Consulta si è resa presente interpretando con responsabilità la propria funzione di coinvolgimento e informazione e aprendo la strada, ci auguriamo, ad una futura vera partecipazione dei cittadini con lo strumento “Consulte” rivisto e opportunamente adeguato nel suo più ampio significato e valore.

di Alessandra Benadusi, Clelia Izzi e Hilda Girardet