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“Erano in due e provenivano dalla mia sinistra in direzione viale di Porto, per fortuna andavo piano altrimenti le conseguenze sarebbero state molto peggiori, ma non ho potuto fare nulla per evitarlo perché è sbucato all’improvviso” racconta il guidatore ancora scosso dall’incidente. Sulla fiancata e sul parabrezza distrutto dell’auto, che per fortuna ha comunque retto all’impatto, erano ben visibili tracce di sangue e ciuffi di pelo dell’animale che, dopo l’incidente, benché ferito, si è subito rifugiato nei campi coltivati a carote di proprietà della Maccarese spa. Sul posto una volante della Polizia: “quando siamo arrivati il daino era accucciato a pochi passi dalla strada – racconta un agente – ma appena abbiamo provato ad avvicinarci per verificare le sue condizioni è scappato via veloce inoltrandosi nei campi”. Sul posto sono sopraggiunti anche Domenico Barone, affittuario dei terreni coltivati, e Riccardo Di Giuseppe, responsabile didattico dell’Oasi WWF di Macchiagrande, i quali, insieme agli agenti e ad altri volontari, hanno di nuovo tentato di avvicinarsi all’animale che però alla loro vista ha ripreso la sua fuga inoltrandosi nella macchia di eucalipti e pini che si estende sul lato destro di via della Veneziana in direzione Fregene. “Per quanto ho potuto vedere – afferma Di Giuseppe –  si tratta di un daino maschio dell’età di due -tre anni. Benché ferito, riusciva a muoversi con apparente disinvoltura ma bisogna tener conto delle conseguenze di una possibile emorragia interna”. Che il territorio sia ricco di animali selvatici non è una novità, come testimoniano i frequenti investimenti di istrici e volpi, così come le segnalazioni di daini non solo nell’area protetta, dove è accertata la presenza di un nucleo consistente di questa specie, ma anche sulla stessa via della Veneziana e in altre zone di macchia a Fregene sud, questo episodio però suscita un certo scalpore perché è la prima volta che si verifica un incidente che coinvolge un animale di queste dimensioni. “Per noi non è una novità vederli mentre coltiviamo questi campi – racconta Domenico Barone – sono talmente abituati alla nostra presenza che spesso si lasciano avvicinare sino a pochi metri di distanza prima di fuggire via. È sicuramente uno spettacolo bellissimo, però non vanno sottovalutati i danni notevoli che la fauna selvatica in generale arreca alle coltivazioni”. Ora bisognerà stabilire le eventuali responsabilità per l’accaduto e soprattutto studiare dei provvedimenti per evitare che possa accadere di nuovo, dal posizionamento di cartelli di avviso della possibilità di attraversamento di animali selvatici sulle strade più a rischio ad una attenta verifica delle recinzioni che delimitano i campi della Maccarese e l’area di Macchiagrande. “Ora non mancherà chi metterà sotto accusa l’Oasi – dichiara il responsabile scientifico WWF Francesco Marcone – ma va detto che richiudere le recinzioni è un compito che non spetterebbe nel mansionario delle attività di gestione anche se in realtà rappresenta uno dei nostri maggiori sforzi oltre che una voce importante di spesa del nostro magro bilancio”.