Ben 30 tonnellate di cherosene riversate nell’ambiente, migliaia di animali uccisi dal petrolio. Il disastro dell’oleodotto Eni Civitavecchia – Seram del novembre 2014, causato da un duplice tentativo di furto, è l’oggetto di un esposto che la Lipu-BirdLife Italia – a firma del presidente Fulvio Mamone Capria – ha presentato nei giorni scorsi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale della Civitavecchia tramite l’avvocato Maurizio Mazzi.
Il disastro di Maccarese, che coinvolse anche altre aree naturali e agricole inserite all’interno della Riserva naturale statale Litorale Romano, causò gravissimi danni alla biodiversità e all’ambiente e un’impressionante morìa di animali selvatici nella zona. In quei giorni i volontari della Lipu furono in prima linea per cercare di salvare animali intossicati, raccogliendo migliaia di cadaveri.
Ma il problema del pericolo derivato dall’incessante furto di carburante dagli oleodotti non si concluse con quel tragico evento perché altri episodi si sono ripetuti, sia nel 2015 che nel 2016.

E proprio per cercare, in futuro, di ovviare alle conseguenze più drammatiche sulla fauna selvatica che derivano dalle fuoriuscite di petrolio nell’ambiente, la Lipu pubblica oggi online sul proprio sito web alla paginawww.lipu.it/pdf/protocollo-gestione-uccelli-vittime-disastri-petroliferi.pdf un Protocollo di gestione degli uccelli vittime di disastri petroliferi, che contiene utili informazioni e procedure per prestare soccorso, soprattutto a chi, come gli addetti agli oleodotti, potrebbe trovarsi in prima linea nel soccorso ad animali in difficoltà.

“Abbiamo ancora nel cuore e negli occhi quelle drammatiche giornate – dichiara Alessandro Polinori, Consigliere nazionale Lipu e responsabile del Chm Lipu Ostia, che coordinò le operazioni di recupero in quei giorni – Una natura meravigliosa violata dall’uomo, con migliaia di cadaveri di animali da raccogliere per evitare che potessero rappresentare un banchetto avvelenato per altri animali. Un pericolo per la salute dell’uomo e un danno per le aziende agricole dalla lunga tradizione, messe in ginocchio dall’evento. Ma tutto ciò – prosegue Polinori – non sembra purtroppo rappresentare solo un triste ricordo del passato, laddove il recente ripetersi di episodi simili, seppur dalle conseguenze più limitate, è in grado di farci comprendere come questo meraviglioso territorio, la sua biodiversità e la salute pubblica siano ancora fortemente a rischio cherosene”.

“Chiediamo che non si abbassi l’attenzione sui danni causati alla biodiversità del litorale romano, in una delle zone di particolare pregio agroambientale – commenta Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu-BirdLife Italia – È necessario garantire la messa in sicurezza degli oleodotti che attraversano quelle aree ed avere garanzie che l’intero tracciato non crei più pericoli per la popolazione e la natura”.

Il Protocollo di gestione degli uccelli vittime di disastri petroliferi, scritto da Renato Ceccherelli, veterinario del Cruma (Centro recupero uccelli marini e acquatici) gestito dalla Lipu a Livorno e Francesca Manzia, responsabile Centro recupero fauna selvatica a Roma, descrive nel dettaglio cosa fare se si rinviene un uccello colpito da petrolio: dall’uso di guanti alle norme di primo soccorso (pulizia del becco, degli occhi e delle zampe), da effettuare solo in caso non si riesca immediatamente a trasportare l’animale in un centro di prima accoglienza o recupero. Il protocollo si addentra poi nelle procedure di gestione sanitaria degli uccelli vittime di disastri petroliferi (dal problema dell’ipotermia alle procedure di lavaggio, riabilitazione e liberazione degli animali), mentre un capitolo è dedicato ai materiali necessari a un centro di prima accoglienza.

Il documento si completa con l’elenco dettagliato, con contatti e nominativi dei responsabili, dei centri di recupero della Lipu e altri Centri recupero in tutta Italia.