Il prefetto e commissario per l’emergenza rifiuti, Giuseppe Pecoraro, mentre si dà ormai per certa la proroga sino a marzo della chiusura di Malagrotta, ha già firmato gli atti necessari per l’apertura delle due discariche temporanee di Quadro Alto, nel comune di Riano, e San Vittorino-Corcolle, nell’VIII Municipio capitolino, che secondo il piano accoglieranno i rifiuti della Capitale per tre anni, in attesa dell’impianto di Pizzo del Prete nel nord del comune di Fiumicino. Sul sito in via Castel Campanile, però, aleggiano sempre più consistenti i dubbi sulla effettiva apertura, nonostante la scelta sia ancora strenuamente difesa della Regione Lazio. Oltre alla mobilitazione popolare sostenuta dalle associazioni locali a partire dal Comitato Rifiuti Zero, si sono aggiunte negli ultimi mesi alcune prese di posizione ufficiali che peseranno non poco sulla decisione finale. La contrarietà del Ministero per i Beni e le Attività culturali è più volte emersa, da ultimo con la risposta del ministro Galan all’interrogazione dell’on. Mario Baccini l’11 ottobre scorso. Ma già ad agosto, come dimostra un documento in nostro possesso, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio aveva inviato una missiva alla Regione e al comune di Fiumicino in cui manifestava la sua preoccupazione “circa la presunta individuazione di aree ricadenti all’interno delle località Pizzo del Prete, Le Macchiozze e Osteriaccia, quali siti idonei ad accogliere discariche e inceneritore”. Preoccupazione giustificata “dall’esistenza -nelle suddette località- di significative presenze archeologiche tutelate a livello paesaggistico-archeologico e comunque note attraverso bibliografia scientifica oltre che ben evidenti sul terreno”.
Oltre a quelli archeologici, in quel periodo emersero anche vincoli di natura idrogeologica difficilmente sormontabili e conciliabili con un impianto di smaltimento. Sempre in agosto, un’altra tegola è arrivata dall’Enac, Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, che il 26 di quel mese ha reclamato, in una lettera inviata alla Regione Lazio, il diritto di dire la sua sulla scelta del sito in quanto responsabile dell’individuazione delle “zone limitrofe agli aeroporti sulle quali imporre vincoli al fine di scongiurare potenziali pericoli per la navigazione aerea”. In particolare della valutazione “dell’incremento del potenziale rischio d’impatto dei volatili con gli aerei, fenomeno noto come “Bird Strike”, fortemente influenzato dalla presenza o meno di fonti attrattive nelle aree limitrofe agli aeroporti”, indicate come “le piantagioni e le attività che costituiscono un potenziale richiamo per la fauna selvatica. Le discariche di rifiuti solidi urbani rientra in tali tipologie di attività”, esplicitava la lettera.
A complicare ulteriormente le cose, è arrivata a inizio novembre la notizia che “il Comitato Rifiuti Zero Fiumicino ha notificato il 24 ottobre 2011 un ricorso al Tar del Lazio teso ad ottenere l’annullamento della ordinanza che indicava la “preferenziale idoneità” a Pizzo del Prete. Un percorso che, a ben vedere, si sta facendo sempre più ad ostacoli per il sito nel nord del Comune.
Intanto trapela un’altra ipotesi, quella di Monte dell’Ortaccio, zona formalmente nel comune di Roma a ridosso della Piana del Sole, che dista pochi chilometri in linea d’aria con l’aeroporto, Fiumicino città, Focene, Maccarese e Fregene.
Dove, nei terreni di proprietà dell’avvocato Cerroni, il titolare di Malagrotta, nonostante il sito sia stato scartato dal piano rifiuti regionale, secondo la denuncia diffusa da Legambiente Lazio in un comunicato del 19 ottobre, “notte e giorno continuano lavori per scavare nuove buche”. È possibile che quindi, viste le difficoltà sempre maggiori per Pizzo del Prete, sotto traccia e senza tanti clamori ci si stia orientando verso questa soluzione alternativa? Viste le incertezze che hanno caratterizzato la scelta dei siti e che continuano a permanere sull’effettiva attuabilità del piano rifiuti regionale, il dubbio appare più che lecito, anche se va subito aggiunto che lo stesso prefetto Pecoraro, in occasione dell’annuncio delle nuove discariche a Riano e Corcolle, ebbe a dichiarare testualmente: “Per Monte dell’Ortaccio, abbiamo ricevuto uno studio dell’Ispra secondo il quale nell’area c’è un inquinamento delle falde e quindi non si poteva utilizzare un sito già inquinato, peraltro vicino a due raffinerie e vicina alla stessa Malagrotta”. Parole chiare e inequivocabili, apparentemente del tutto rassicuranti se non fosse che, con la chiusura di Malagrotta, formalmente scade per il prefetto l’incarico di commissario straordinario per i rifiuti. E poi che succederà?