carabinieri e corpo forestale dello Stato nuovi di zecca, pronti per essere testati e distribuiti ai vari commissariati e caserme della capitale. Un giallo per gli stessi carabinieri di Ostia che hanno passato la giornata alla ricerca di impronte e indizi vari per risalire agli eventuali piromani. Sedici mezzi speciali Subaru modello Forester 2.5 turbo blindati, già preparati ed equipaggiati con le strumentazioni necessarie alle forze dell’ordine, insomma, sono andati in cenere all’interno del deposito giudiziario «Parking Blu» in via delle Pinne 74, nel Comune di Fiumicino. Un danno che supera il mezzo milione di euro per l’impresa privata che ha vinto la gara d’appalto ministeriale e che a giorni avrebbe dovuto effettuare la consegna, chiavi in mano, dei potenti fuoristrada. Le auto, infatti, erano da poco uscite dalle carrozzerie autorizzate per l’allestimento con i colori dei vari Corpi di appartenenza delle forze dell’ordine. Tutte vetture dotate – ovviamente – di sirene, lampeggianti, autoradio, porte e vetri antiproiettile, gomme antiforatura, impianti satellitari e personal computer di bordo. Mistero fitto sulle cause che hanno provocato il disastro. La cronaca. L’allarme scatta alle 2,15 di ieri quando i vigilanti in servizio e alcuni residenti telefonano alla centrale operativa dei vigili del fuoco, il «115». «Le fiamme erano altissime – spiega un uomo che vive a poche centinaia di metri dal capannone – abbiamo temuto che saltasse tutto in aria. Il fumo ha oscurato tutto». I vigili del fuoco dei distaccamenti di Ostia e Fiumicino aeroporto lavorano fino all’alba con una decina di mezzi prima di avere la meglio sul rogo, riuscendo a salvare altre 35 auto parcheggiate sia all’esterno che all’interno della struttura. L’impresa privata è convenzionata con lo stesso comune tirrenico e con lo scalo internazionale Leonardo da Vinci per la rimozione e la custodia delle auto private in divieto di sosta. Secondo indiscrezioni, nonostante non siano state rinvenute taniche di benzina o altro che possa provare il dolo, il reparto scientifico dell’Arma avrebbe acquisito i filmati delle numerose telecamere a circuito chiuso disposte lungo il perimetro dell’azienda. Il sospetto è che solo un congegno a tempo, piazzato all’interno di un mezzo o a terra, abbia potuto innescare nella notte un primo focolaio, propagato in pochi istanti alle altre macchine. L’eventuale movente? Una vendetta, un attentato mirato oppure il gesto di un folle. Impossibile, secondo gli esperti del 115, trovare tracce di liquido infiammabile in una situazione del genere, in cui il fuoco cancella tutto.  Due le inchieste aperte: la prima della magistratura, la seconda della compagnia assicurativa che ha stipulato la polizza con l’impresa privata. (Il Giornale.it di Stefano Vladovich)