Al rientro, alle 21.45, nessuna delle loro tre case affiancate è stata risparmiata dalla furia di una banda che doveva essere per forza numerosa e ben organizzata (e lì pronta a colpire). Lo spettacolo, soprattutto per la casa di Marta, la prima ad essere visitata, è scioccante: le inferiate divelte, tutto, completamente tutto sottosopra, armadi, cassetti, comodini, perfino il bagno, che i ladri hanno pensato bene di utilizzare per i loro bisogni. All’appello, ovviamente, mancano oggetti preziosi, televisori, computer, senza contare le spese che richiederà rimettere tutto in ordine dopo la devastazione. Danni seri, ma nulla in confronto allo stato d’animo di terrore e impotenza in cui vengono gettate le vittime di queste vere e proprie violenze. “Nessuno delle case vicine ha visto né sentito nulla – racconta Marta –  i carabinieri non hanno potuto fare altro che constatare l’accaduto, di impronte, ricerche neanche a parlarne “siamo pochi, non possiamo fare altro” si sono giustificati, ma è possibile continuare così? E se trovavano qualcuna di noi dentro, magari con i figli, cosa sarebbe potuto succedere? Da sabato viviamo nel terrore, abbiamo paura pure di scendere dalle macchine se non c’è qualcuno di noi in casa, di notte per sentirci tranquilli dormiamo tutti in una stanza con i nostri figli. Hanno perfino gettato all’esterno le foto dei miei figli, sanno chi sono, dove siamo, ma nessuno sembra in grado di poter far qualcosa. Ci sentiamo abbandonati a noi stessi, questo non è giusto, bisogna correre ai ripari, potenziando le forze dell’ordine od organizzando i cittadini per il controllo del territorio, qualunque soluzione deve essere presa in considerazione perchè non è possibile vivere abbandonati a se stessi in una terra di nessuno”.  Quanti casi del genere devono ancora succedere perché qualcuno si decida a rispondere a questa basilare richiesta di sicurezza?