Il gruppo che gestisce gli scali romani durante le vacanze va spesso in tilt, e l’aeroporto si blocca perché non riesce a smistare tutti i passeggeri in transito. Ma anche ai piani alti si respira un certo nervosismo. I Benetton hanno rilevato Gemina nel 2007 investendo in attesa di un imminente aumento delle tariffe, che erano ferme dal 2001, ma ancora i nuovi pedaggi non si sono visti. Nel frattempo anche i nuovi soci del patto, come il fondo Changi che gestisce l’aeroporto di Singapore, iniziano a dare segni di malessere.
Così la settimana scorsa è volata la testa di Maleci, manager che aveva perso la fiducia della proprietà e che era stato scelto dallo stesso Stefano Cao l’ad di Sintonia, ovvero il manager che dovrebbe mediare l’interesse dei vari soci della finanziaria (Benetton al 66% insieme a Changi 17%;  Goldman 10%, e Mediobanca 7%) che controlla Adr. Ora, secondo fonti finanziarie, la parabola di Maleci, rischia di ripercuotersi anche sullo stesso Cao.
In questi giorni è stato inoltre rivisto il piano industriale, che prevede due step intermedi. Il primo al 2020 data entro cui saranno investiti 2 milioni per portare Fiumicino e Ciampino ad aumentare del 50% la loro capacità arrivando a 60 milioni di passeggeri l’anno (oggi Fiumicino ne accoglie 35 milioni e Ciampino 5 Milioni). Ma l’obiettivo finale è quello del 2044, quando scade la concessione di Adr, su cui non c’è nessuna visibilità: per quella data i soci contano di arrivare a 100 milioni di passeggeri investendo nel periodo 6,5 milioni.
Con questo piano di investimenti Gemina si presenterà all’Enac per concordare l’aumento delle tariffe, che nel frattempo i rivali della Sea hanno già ottenuto: per Malpensa l’incremento e di 7,72 euro per passeggero a quota 14,44 euro, e per Linate l’aumento è di 2,54 euro fino a 8,37 euro a passeggero. Con simili incrementi tariffari in Gemina si può fare moltissimo, tenendo conto poi che per ogni milione di passeggeri in più che transita sugli scali romani, si generano 4mila nuovi posti di lavoro (compreso l’indotto), i soci del patto potrebbero aver buon gioco con l’Enac, nonostante le continue lamentele della politica e della stessa Alitalia.
Ma per fare tutto questo c’era bisogno di un uomo di fiducia esperto di infrastrutture come Lorenzo Lo Presti, che ha ricoperto simili incarichi in Atlantia. Solo che questa volta Benetton (azionista di maggioranza con il 30%, direttore indiretto di Gemina) vuole un forte mandato da parte di tutto il patto di Gemina, e quindi un appoggio diretto di Changi (5%), Unicredit (3%), Mediobanca (11%), Generali (2,8%) e Fonsai 3%). Per questo la carica di Lo Presti sarà formalizzata nei prossimi giorni, ed entro fine mese verranno approvati dal patto i contorni del piano con cui andare da Enac a negoziare gli incrementi delle tariffe. (di SARA BENNEWITZ, Affari e Finanza)