Nata dall’unione del padre Ignazio con la madre Filomena, Speranza è la seconda di undici Figli. Prima di lei c’era Giuseppe conosciuto come “Pino” (scomparso anni fa), poi Angela (morta prematuramente), Luigia, Giovanna, Giuliana I (annegata da piccola), Alberto, Giuliana II detta anche “Lelletta” (scomparsa anche lei), Renato, Maurizio e Lillo.

Compiere 80 anni è un traguardo, ma anche un momento per  sfogliare vecchi album e trovare preziose fotografie, veri e propri cimeli, che ripercorrono la sua infanzia e la sua giovinezza. E la memoria non la tradisce, ricorda ogni attimo della sua vita da quanto aveva due anni e mezzo. “Da quando con una barca a vela da Fiumicino arrivammo a Fregene sulla spiaggia dei Sorci Verdi – racconta Speranza – Lì c’era il vecchio Toni accoglierci che mi aiutò a scendere dall’imbarcazione. Però il mio piede si incastrò in una scalmiera e mi feci male. Da quel momento in poi ricordo tutto”. Una scena non immortalata, questa, ma raccontata così bene che sembra di averla vissuta. Speranza, arrivata in bicicletta nella nostra redazione, dalla borsa tira fuori una foto e si illumina in volto: l’immagine la ritrae sulla spiaggia, alle spalle una capanna di paglia, davanti un gruppo di anatre a cui stava dando da mangiare: “avevo 17 anni, il capanno è quello dove la famiglia vivevamo al Villaggio, dove siamo cresciuti tutti e undici noi figli con mamma e papà e che in seguito è diventato il ristorante. In più avevamo anche una casetta di faesite poco distante”.

Era giovane, ma da un pezzo aveva iniziato ad andare a pesca con papà Ignazio. “I miei fratelli più grandi non c’erano, uno era stato chiamato alle armi e l’altro era andato a pescare altrove – dice Speranza – Così è toccato a me andare in mare con papà. Avevamo la barca “Liana I” e andavamo a pescare con le reti a maglie larghe per prendere i pesci grandi, come ombrine e palombi, mentre per il pescato più piccolo, tipo seppie, mazzancolle e sogliole, utilizzavamo il tramaglio. Le buttavamo la sera prima dell’imbrunire e le andavamo a riprendere la mattina alle 4. I tramagli fungevano anche da battitori; facevamo una specie di cerchio, battevamo con i remi e i pesci andavano proprio nelle reti”.

Tra le giornate che hanno visto Speranza andare in mare, fino all’età di 24 anni, ha ancora negli occhi quella del giorno di San Giuseppe. “Era tanto tempo che eravamo senza pane per via del mare cattivo, bisogna dirlo senza vergognarsi – racconta – mio padre disse: “andiamo con la battitore. San Giuseppe facci fare tre tirate ma fatte bene”. Siamo passati sul relitto di un aereo caduto in mare ai tempi della guerra che si trovava ben oltre lo stabilimento Riviera, abbiamo preso tre casse di pesce. Tornando a casa provammo a fare un’altra tirata, ma non prendemmo niente. Me lo ricordo ancora adesso, ho avuto l’impressione che ci fu davvero la mano di San Giuseppe”. Spesso usciva di casa in bikini per andare ad affrontare le giornate di pesca. “Però mi coprivo con pantaloni, maglietta e giacca – precisa Speranza – alle 4 di mattina faceva freschetto. Una di quelle volte ci allontanammo dopo l’Arrone, tanto che non si vedevano più le capanne del Villaggio. Il mare era calmo, sembrava olio. All’improvviso abbiamo notato due pescherecci arrivare dalla parte di Civitavecchia che si trovavano a circa 60 metri da noi. Io avevo i remi e mio padre salpava le reti. A un tratto abbiamo sentito delle voci di altri pescatori, non potevano credere che fossi una donna per come remavo. Quando ci sono passati vicino non hanno più parlato”. Un’intera giovinezza in mare con ricordi indelebili e ancora vivi come “quel branco di capodogli che c’è passato sotto la prua, fu uno spettacolo. Sembravano fuochi d’artificio quegli spruzzi d’acqua”, dice Speranza. Oppure quando andò a pesca con il padre e con Giovanni Gioia, chiamato “Sarda Sarda” e il figlio Narduccio. “Andammo a salpare con il mare calmo, ma ad un tratto si alzò un forte libeccio – fa notare Speranza con un sorriso – All’improvviso “Sarda Sarda” e Narduccio si misero a litigare e non remarono più. Mio padre li chiamo all’ordine, ma ci pensò un’onda a sbatterci con forza fin sulla riva. Per fortuna andò tutto liscio”.

Speranza resta molto legata alla figura di Walter Chiari, a testimoniarlo c’è una foto che ritrae l’attore mentre tiene in braccio una bambina. È Marina, la figlia di Speranza. “Quando abbiamo conosciuto Walter Chiari ancora non era famoso – spiega lei – tanti i momenti che abbiamo passato insieme alla mia famiglia  e io me li ricordo tutti”.