“Èstrano osservare quanti Obelischi dominino e sovrastino il cielo di Roma, è strano notare che questa città ne conti più di tutti al mondo, più che nello stesso Egitto! Ma che  cosa sono e cosa rappresentano questi monoliti di marmo? La loro forma  di “raggio di sole” è nata nell’antico Egitto per esaltare il culto dell’astro che, compiendo ogni giorno il miracolo della luce, rischiara e vivifica  la terra. In seguito furono elevati nei templi per glorificare la grandezza dei faraoni essendo essi stessi figli divinizzati del Sole e per questo furono ricoperti di geroglifici. La sacra scrittura, misteriosa per secoli, fu decifrata solo con la scoperta della “Stele di Rosetta”, durante la campagna d’Egitto napoleonica nel 1799. Il testo era scritto in tre lingue: geroglifico, demotico (linguaggio più popolare) e greco e questo ha permesso allo studioso Champollion di riuscire a tradurre questa scrittura particolare. La sacralità del geroglifico dipende molto dalle immagini scolpite che, dopo millenni, sono ancora vive e riescono a trasmettere qualcosa di magico. La parola stessa “geroglifico” in greco significa “Hieròs”=sacro e “Glyphein”= incidere. Il loro nome deriva dal greco “Obeliskòs” nomignolo e diminutivo che significa spiedino – ago perché così li nominarono i Greci quando gli apparvero durante la conquista di Alessandro Magno. Se in Egitto gli obelischi ebbero un profondo significato religioso e celebrativo della regalità del faraone, a Roma, invece, furono considerati simboli di potere e di vittoria e per questo furono portati per abbellire circhi, templi e tombe. Augusto fu il primo imperatore a subire il fascino dell’Egitto e fece portare diversi obelischi per abbellire il Circo Massimo e l’Ara Pacis. Anche Costantino volle adornare Costantinopoli, la nuova Roma sul Bosforo, e prese l’ultimo grosso obelisco rimasto a Karnak. Lo fece trasportare, sfruttando la piena del Nilo, fino ad Alessandria ma poi morì. Fu il figlio Costanzo II che continuò l’opera ma lo fece trasportare a Roma e lo eresse nel Circo Massimo a gloria del padre. Con la fine dell’Impero Romano e l’avvento dei “secoli bui” ci fu l’oblio degli obelischi che crollarono da soli o furono demoliti dai barbari e dai cristiani che in essi vedevano un simbolo diabolico del paganesimo. Con il Rinascimento e soprattutto con Sisto V, passato alla storia come il pontefice degli obelischi, i “Raggi di Sole” furono rielevati come protagonisti della gloria del Signore proprio per il loro altissimo ruolo religioso svolto nell’antico popolo egizio. Gli obelischi diventarono il simbolo della religione cattolica e la loro funzione fu evidenziata ponendoli proprio davanti alle chiese principali di Roma. Certo non tutti gli obelischi di Roma furono sistemati da SistoV  nei suoi 5 anni di pontificato, dal 1585 al 1590, ma la sua opera fu continuata dai pontefici seguenti. In questo modo Roma si è arricchita di altri tesori diventando la città unica al mondo per i suoi  gioielli artistici di molteplici periodi storici. L’associazione “Natura2000”, affascinata da questi “raggi di sole” dedica, nel suo programma di visite mensile, due giorni di “Passeggiate romane” alla scoperta di questi antichi monoliti egiziani”

Anna Scudo

Informazioni e prenotazioni (entro giovedì precedente la visita) al numero 339 6595890 o via e-mail natura2000@libero.it