I carabinieri del gruppo di Ostia che indagano sul ritrova­mento del suo cadavere all’inter­no della Golf di proprietà inabis­sata nel canale di via del Fianello, nelle campagne di Maccare­se, non hanno dubbi. Qualcuno ha colpito alla testa l’uomo, l’ha collocato nella sua auto e ha consegnato all’acqua il compito di far sparire ogni traccia. L’autopsia, affidata all’isti­tuto di Medicina legale dell’Uni­versità "La Sapienza", dovrà confermare quelle che sono le indicazioni fornite dal medico dopo la prima ricognizione sul corpo. Benché in avanzato stato di decomposizione, i resti di Lorenzon presentavano un evi­dente trauma cranico nella zo­na della nuca. Difficile giustifi­care quella lesione con l’opera dei sommozzatori del vigili del fuoco che hanno dovuto sfilare il corpo dal sedile e riportarlo in superficie. Più verosimile che le manovre degli uomini-rana ab­biano prodotto altre ferite super­ficiali riscontrate sul torace e sulla fronte.Dall’autopsia si attendono anche risultati di natura tossico­logica circa la possibile presen­za di stupefacenti nel sangue o nei tessuti del cadavere.Il corpo, peraltro, non era ancorato all’abitacolo: la cintu­ra di sicurezza era slacciata. E che la vettura non sia precipita­ta nel canale per conseguenza di un incidente è confermato an­che dal fatto che gli airbag della Volkswagen Golf sono stati tro­vati integri, non esplosi. Ad una prima analisi, la vettura non presentava fori di proiettile né finestrini infranti. Due le ipotesi che vengono fatte dagli investigatori, coordi­nati dal colonnello Giuseppe La Gala: che l’aggressore abbia agito nel luogo del ritrovamento, oppure che l’autosia stata porta­ta appositamente lì per far spari­re ogni traccia insieme con l’au­to. In quel punto, infatti, l’ac­qua del canale è alta due metri e settanta.Gli inquirenti propendono più per la seconda ipotesi. Anche perché Lorenzon, origina­rio di Maccarese ed ex stalliere dell’omonima azienda agricola, non frequentava specificata­mente quell’area: l’impresa zoo­tecnica, infatti, si trova in viale Maria, a due passi dall’abitazio­ne di famiglia. E via del Fianello si trova sul versante opposto del vasto appezzamento della Mac­carese.Ad avvalorare la pista del­l’omicidio, poi, c’è un altro par­ticolare inquietante. Il trentaquattrenne, che da un paio d’anni si era trasferito a Marina di San Nicola e lavorava in un supermercato di Santa Marinella, prima di sparire (tra il 24 e il 25 settembre, mentre la denun­cia di scomparsa presentata dal­la madre Maria risale al 26) avrebbe effettuato una serie di prelievi con il bancomat dal suo conto corrente bancario. Prelie­vi che sarebbero continuati per tré-quattro giorni anche dopo la sua scompar­sa. Si sospetta che qualcuno gli abbia "riti­rato" la carta a comunicare il codice d’ac­cesso: una pra­tica tipica dei reati a sfondo usuraio. Si indaga anche su un at­to vandalico che Lorenzon avrebbe subito po­co tempo prima di sparire: igno­ti avrebbero squarciato le ruote della sua auto. Un segnale che anticipava più gravi conseguen­ze se non avesse ottemperato a precisi obblighi? (Il Messaggero, Giulio Mancini).