Michael è un ragazzo che nella Berlino del dopoguerra viene soccorso da una avvenente donna sulla trentina. Quando, guarito da una grave malattia si reca da lei per ringraziarla viene a sua volta gratificato dal desiderio sessuale che la donna prova nei suoi confronti. Da quel momento continueranno a incontrarsi ma, insieme ai frequenti rapporti sessuali, si dedicheranno alla lettura dei classici. Infatti Hanna ama moltissimo le letture di Michael. Il quale, ormai adulto e divenuto avvocato, sta tornando col pensiero a quella misteriosa donna della quale, del tutto casualmente, aveva negli anni successivi scoperto il drammatico passato. Stephen Daldry ci offre un tentativo di sintesi del suo cinema precedente. Per un aspetto torna l’attenzione a una fase fondamentale della crescita di un adolescente come in Billy Elliot e per l’altro la voglia di cimentarsi con una storia che si muove su più scenari narrativi come accadeva in The Hours. Perché The Reader (che in inglese conserva l’intrigante attribuzione sia maschile che femminile) è una storia divisa in due. Nella prima parte fonde con uno sguardo vivace, e al contempo indagatore, l’iniziazione sessuale del protagonista maschile con la fame di cultura letteraria della donna che gli si offre con totale disponibilità. Il linguaggio dei corpi uniti e quello della parola scritta che diventa voce, con tutte le sfumature di senso che comporta, assorbe l’attenzione dello spettatore. Quasi improvvisamente però il film si sottrae a questa dimensione per spostare il baricentro sul tema del senso di colpa nei confronti della collettività che finisce con il riverberarsi sulle dinamiche interpersonali portando la narrazione sui binari già più visitati dal cinema sull’Olocausto. Ciò detto l’interpretazione di Kate Winslet resta magistrale anche se viene da chiedersi se non meritasse la nomination all’Oscar per la più psicologicamente sfaccettata prestazione offerta in Revolutionary Road. (Ingresso libero).