Paolo Calicchio, di professione Vigile del Fuoco all’aeroporto, due lauree, non è cambiato. Attento, meticoloso, come San Tommaso vuole controllare e vedere tutto. Nella “sua” Fiumicino sente la responsabilità del momento, dopo 10 anni passati sui banchi dell’opposizione a vedere le carte passare, ora può lasciare il segno. Il suo segno. Ci riceve nell’edificio che ospita i Servizi sociali in via degli Orti, alle 8.30 davanti al cancello c’è giù un capannello di persone che lo aspettano. Il momento è difficile e sono molte le famiglie in difficoltà che bussano alla sua porta. Lui non si nega a nessuno, saluta tutti. Saliamo al primo piano, dalle finestre del suo ufficio si vede Palazzo Noccioli, è arrivato il suo momento per governare Fiumicino.

Da consigliere dell’opposizione ad Assessore. Com’è stato il cambiamento?

Questo ruolo adesso mi pone al di sopra delle parti. E da amministratore mi sono spogliato dalle vesti partitiche. Mi sento la responsabilità sulle spalle e sono sempre coinvolto a livello personale. Di tutti gli assistiti cerco di conoscere problemi e furbizie. Ascolto tutti.

Dall’interno che impressione fa la macchina amministrativa?

Ritengo che avrebbe bisogno di una maggiore fluidità. Servirebbe un giusto equilibrio tra emergenza e burocrazia. Il sociale vuole risposte brevi.

Tra gli altri, c’è un obiettivo che viene prima degli altri?

Il processo partecipato è quello che mi interessa più di tutto. L’intento è quello di creare una sorta di consulta socio-assistenziale. È impensabile fare bene senza coinvolgere le associazioni e gli operatori del settore.

La crisi economica non aiuta.

La situazione è tragica e qui si tocca con mano. Vengono tutti. L’emergenza maggiore è dettata dal lavoro, da cui derivano i problemi abitativi. Ma siamo attivi anche su altri fronti, come nel caso dell’esplosione di Passo della Sentinella e di quella dell’ufficio Postale a Maccarese. Siamo stati al fianco sia di chi ha perso la propria abitazione, come è il caso di Passo della Sentinella, sia di chi non ci può entrare almeno temporaneamente come a Maccarese.

Qualche priorità?

Già per il prossimo anno è previsto l’accreditamento per l’assistenza domiciliare. Si basa sulla la creazione di un albo di associazioni o cooperative del settore. In questo modo i soggetti non sono più passivi, ma attivi. Saranno loro a scegliere l’operatore che rispecchia le proprie caratteristiche. Questo è un modo che mira anche a razionalizzare le risorse, per poi offrire ulteriori servizi.

Ci sono altri progetti?

Certamente. Su tutti la realizzazione di un centro diurno, che evidentemente in passato non mai stata una priorità. Sto lavorando su questo, in più c’è la volontà di moltiplicare i servizi esistenti. Come il centro diurno per minori “Dedalo”, che accoglie chi ha problematiche sociali o comportamentali; e l’Oleandro che mette insieme più situazioni.

Cosa è stato fatto di concreto in questi primi mesi?

Grazie al contributo della Regione Lazio sono stati attivati due servizi per i malati di Alzheimer che si chiamano “Alzheimer Cafè” e “Servizio Sollievo”. È la prima volta che Fiumicino può contare su una cosa del genere. È stato aperto lo sportello Ater, un’altra mia battaglia.

In più c’è molta attenzione verso le mense scolastiche.

Sono partito dal plesso di Focene, ma continuerò ad andare a visitare e a mangiare in tutte le altre mense del territorio. Credo che la sicurezza nelle scuole sia un aspetto importante. I bambini devono sentirsi sicuri sia dal punto di vista qualitativo sia da quello strutturale.

Per le scuole, hai qualche idea in mente?

Mi batterò per arrivare ad avere dei giardini di qualità, che siano a misura di bambino. Per ora nella scuola di via Rodano è stato attuato un progetto pilota, con la realizzazione di uno street park e una biblioteca all’interno del plesso. In questo modo c’è stato un recupero degli spazi.

Sulla scuola c’è il caso aperto dei tagli dell’Aec, l’assistenza per bambini disabili.

La popolazione aumenta e di conseguenza aumentano le problematiche. Con un solo budget va risolto tutto, per questo si cerca di razionalizzare i costi. Detto questo, ritengo che il tema dell’educazione deve essere inclusivo. Un bambino con problemi non va escluso. Anzi, va redatto un piano (Pei) da valutare con tutti gli attori coinvolti per poi decidere quale sia il meglio. E il tema dell’inclusione fa bene anche agli altri ragazzi della classe.

Tanto lavoro, eppure continui a essere Vigile del Fuoco.

Dopo tanti anni di eccessi, bisogna dare una immagine diversa. Siamo noi amministratori i primi a dover dare un segnale importante, visto che la politica deve essere un servizio e non un mestiere.