È uno degli ultimi pescatori di Fregene. Perché se al Villaggio rimane il nucleo storico dei tellinari, anche loro ormai ridotti a poche gloriose unità, Paolo Gioia continua a calare le reti nel mare e con risultati lusinghieri. Figlio d’arte, prima il nonno, poi il padre Peppino, quindi gli zii, tutti hanno fatto questo lavoro per una vita, lui aspetta la calata giusta e poi parte con il suo pattino per far scivolare in mare il barracuda. E la mattina all’alba quando lo salpa i risultati si vedono: “Negli ultimi anni il pesce è tornato a Fregene – racconta mentre circondato dagli amici pulisce le reti in spiaggia – non ci sono solo le telline ma anche, a seconda del mese, tanto pesce”. Nelle bagnarole ci sono le prove di quello che dice, una decina di magnifiche orate, ciascuna superiore ai due chili, ma anche ombrine, spigole e marmore.
“Mi fanno ridere quelli che dicono che nel nostro mare non c’è più pesce, dovrebbero venire con me a vedere”, commenta sorridendo.
Le orate le ha prese al confine con Focene, sapeva dove lasciare le reti visto che come pochi conosce tutti i segreti dei fondali locali. “Alle barriere davanti al Villaggio non si può più pescare – racconta – lì sotto si è creato un tale ingorgo di reti che non più possibile andare. Bisognerebbe pulire tutto ma chi lo fa?”.
Paolo non disdegna anche le telline, una pesca che a Fregene da sempre i suoi frutti. D’estate quasi tutto il pescato è riservato al suo Barracuda, il chiosco aperto tra il Riviera e l’Albos, dove la moglie e la figlia portano a tavola tutto quello che lui cattura in mare. D’inverno, invece, ha un suo giro di clienti fissi che con un giro di telefonate gli comprano subito tutto quello che prende.
“Con l’arrivo del freddo le orate si allontano – spiega Paoletto – ora a novembre aspetto il passaggio dei polipi, ma anche l’arrivo delle sogliole, dei rombi chiodati e a dicembre delle seppie. Altro che pesce di allevamento”.
Una “Gioia” di nome di fatto, almeno per chi ha la fortuna di assaggiare quegli esemplari appena pescati…