Circa un anno fa scrivevamo dell’imponente lavoro di catalogazione e restauro dell’Archivio dell’azienda agricola Maccarese. Un’opera colossale che ha recuperato circa 500 metri lineari di documenti, registri e faldoni con decine di migliaia di fogli, appunti, bilanci, verbali, fotografie, planimetrie, registri contabili, corrispondenza e fascicoli del personale. Tutto riferito alla storia dell’azienda Maccarese ma in definitiva alla storia di coloro che hanno vissuto e lavorato a Maccarese a partire dagli anni 30 del secolo scorso.
Ora è tempo di ricollocare l’Archivio al suo posto, rendendolo fruibile a storici e studiosi, ma anche a semplici cittadini. Allo scopo si è resa necessaria un’imponente opera di ristrutturazione di parte del Castello San Giorgio, che la Maccarese ha affidato all’architetto Pietro Reali, noto esperto in interventi di restauro conservativo e rifunzionalizzazione di edifici storici. Il cantiere ha preso avvio a febbraio e terminerà nel prossimo mese di ottobre, coinvolgendo varie imprese edili del territorio.
Poi occorrerà allestire gli arredi, trasferire l’Archivio e rifinire, ma presumibilmente all’inizio del prossimo anno tutto sarà pronto per l’inaugurazione ufficiale.
Castello S_Giorgio sezione SP

Nel progetto è prevista anche la realizzazione della sede di un Campus universitario di Scienze Agricole, Veterinarie e Ambientali, che funzionerà in sinergia con atenei nazionali e internazionali.
“Consideriamo l’Archivio storico come parte integrante del più ampio progetto di restauro del Castello – dichiara Silvio Salera, Ad della Maccarese Spa – in quanto rappresenta la memoria storica del monumento e del territorio in cui sorge”.
L’Archivio occuperà uno spazio di circa 500 metri quadrati al piano terra (per la gran mole di documenti era infatti sconsigliato appesantire i piani sovrastanti), con ingresso autonomo collocato sul lato del Castello adiacente al fiume Arrone. Ciononostante, dal punto di vista architettonico, la zona sarà perfettamente integrata e comunicante con il resto della struttura, in particolare con la sezione al primo piano che sarà sede del Campus universitario, da cui si accederà invece dal portone principale all’interno dei giardini.
“Quando siamo entrati per la prima volta al piano terra – racconta l’architetto Reali che ci mostra lo stato dei lavori fin qui realizzati – c’era una vera e propria devastazione: i locali erano stati adibiti per secoli ad ambienti di servizio. Con tutta probabilità inizialmente lì si trovava la lavanderia e le cantine dove venivano conservati vino e alimenti, in realtà abbiamo trovato resti di camini che servivano per scaldare i piani superiori, ma sicuramente avevano vissuto lì anche maiali e galline. Le pareti erano annerite dal fumo, forse per un incendio. Abbiamo trattato i muri interni con calce idraulica naturale, in modo da agire in continuità con tecniche e materiali usati in passato, nonché mantenere l’aspetto che le pareti avevano ai tempi d’oro del Castello.”
Entrando da quello che sarà l’ingresso principale dell’Archivio, ci si trova in un atrio su cui affacciano varie stanze. La prima a destra, detta la Sala del Camino per la presenza di un maestoso focolare, è spaziosa e luminosa, con l’elegante volta a vela e le piccole nicchie alle pareti, dove un tempo venivano sistemate le candele per l’illuminazione.
Questo grande salone sarà sede della reception dell’Archivio e fungerà da sala di consultazione per i visitatori: lungo tutta la circonferenza sarà infatti predisposto un appoggio per consultare i documenti. Una particolare cura è stata posta per dotare l’ambiente di illuminazione idonea ad agevolare i ricercatori nella lettura e nello studio della documentazione. Da qui si accede anche a un’altra stanza destinata a sala riunioni.
Inizialmente considerato uno spazio “problematico” per la mancanza di aperture e quindi di aria e luce, la grande stanza di fronte all’ingresso servirà da raccordo tra le varie zone dell’Archivio. Grazie all’ingegno dei restauratori, questo vano raccorderà visivamente l’Archivio storico con il Campus universitario, il piano nobile e l’Ecomuseo del Litorale, attraverso una serie di pareti e aperture a vetro, che lasceranno intravedere alcuni spazi delle entità più importanti che costituiscono il Castello.
Proprio sotto la pavimentazione di quest’area sono stati rinvenuti reperti antichi: una pavimentazione di coccio pesto, già usato dai Romani per impermeabilizzare i pavimenti, e tracce di muretti di epoca successiva, che verranno lasciati a vista sul pavimento protetti da vetro.
Proseguendo si accede a una sala grande e altre 2 più piccole dove verranno conservati in appositi schedari scorrevoli tutti i documenti dell’Archivio; sono già visibili i binari su cui poggerà la struttura con le scaffalature.
Casualità o meno, è stato appurato che la temperatura di 13-18° C e l’umidità del 50-60% che si registrano al piano terra del Castello rappresentano le condizioni ottimali di conservazione della carta, quindi l’ambientazione perfetta per un archivio cartaceo.
Per i settori del Castello che apriranno al pubblico sono previsti ovviamente i servizi, ma anche un sofisticato sistema antincendio e l’accesso facilitato a tutte le aree grazie ad appositi scivoli per disabili.
Al primo piano, nella zona dedicata al Campus, si sta lavorando per restaurare un grande salone sviluppato in lunghezza, che ospiterà fino a 200 posti a sedere; la sala sarà dotata di videoproiettore e rappresenterà la soluzione ideale per conferenze ed eventi.
Un investimento consistente per le casse della Maccarese, ma che darà nuovo slancio alle attività culturali intorno al Castello San Giorgio, per la gioia di cittadini, studenti e visitatori.
Castello San Giorgio pianta