La Professoressa Anita Maria Barbafiera era giunta per la prima volta con primo  incarico di Presidenza nel 1992, da allora si può dire che abbia segnato da protagonista assoluta le tappe della storia dell’Istruzione superiore nel nostro territorio, dalle prime coraggiose aule a viale Maria a Maccarese alla “conquista” della sede ex-Dionisi di viale di Porto, fino alla dedicazione dell’Istituto al Prof. Paolo Baffi, ormai oltre quindici anni fa. Sono seguiti gli anni del rapido allargamento con il ricorso a varie sedi “provvisorie” a Fiumicino città, più o meno avventurose (ricordate via della Pesca?), fino all’inaugurazione della  “Centrale” di via Bezzi, con il Simucenter e i nuovi laboratori dell’Alberghiero, mentre già incalzano ulteriori  progetti di costruzione di nuovi  plessi. Ma proprio alla fine dello scorso anno scolastico ha annunciato la sua partenza, ha deciso, infatti, di accettare un prestigioso incarico nella Commissione del MIUR, preposta al monitoraggio della riforma sul territorio nazionale. Questo nuovo anno scolastico parte dunque senza di lei, ma c’è ancora il tempo per i saluti e per qualche domanda.

Preside, quasi 20 anni nel nostro territorio, sia pure con una breve pausa, quanti cambiamenti ha potuto osservare, quali prospettive vede aprirsi davanti a noi?

Ho assistito davvero  a grandi cambiamenti, ma mentre nella zona di Maccarese e Fregene le forti radici hanno consentito il consolidamento di un’identità già stabile che oggi si presenta quasi come un “microcosmo da tutelare”, la zona di Fiumicino città è stata invece interessata da una tale esplosione nello sviluppo che mi sembra che ancora stenti a trovare una sua connotazione. Credo che la costruzione e il rafforzamento di un’identità culturale sempre più profonda sia la grande sfida di questi anni, nella quale la scuola svolgerà un ruolo decisivo.

Attraverso quali tappe è diventata la “Preside Barbafiera”? Come è approdata alla scelta della scuola e della dirigenza?

Per me è stato tutto molto semplice e consequenziale, sono cresciuta in un ambiente familiare che ha sempre avuto una grande rispetto verso il mondo della scuola (la mia mamma era un’insegnante), sono arrivata al concorso per presidi incoraggiata dalla mia dirigente di allora che per me è stata una figura di riferimento.

Lei è nota per l’assoluto rigore del suo impegno professionale, anzi la sua resistenza fisica nel periodo degli scrutini è addirittura leggendaria, ma ha anche una bella famiglia e ora è pure una nonna felice È stato difficile conciliare responsabilità professionali e famiglia? Ha mai provato un senso di contraddizione tra queste due dimensioni?

No, perché sono sempre stata incoraggiata nel mio impegno da una famiglia intelligente e aperta che mi ha consentito di affrontare ogni giorno di lavoro con serenità ed entusiasmo.

Si sta svolgendo proprio in questi mesi il nuovo concorso per dirigenti scolastici, crede che una donna dia uno stile particolare alla gestione del potere e delle responsabilità?

Non credo. Personalmente, ho puntato molto sulla creazione di un gruppo di collaboratori che per me è stato decisivo. Penso che l’alchimia sia lavorare insieme ma con stili diversi, purché il messaggio arrivi unico all’esterno.

Quest’anno scolastico al Baffi è iniziato dunque senza di Lei che rimarrà però famosa tra le ormai migliaia di ex-alunni per un deciso rigore nell’approccio disciplinare. Che ne pensa?

A questo proposito mi viene sempre in mente l’esempio del ventaglio, come questo vede ? Si può aprire completamente ma solo se il fulcro che lo tiene è stabile, così credo debba essere il ruolo di un educatore, se è fermo nei principi può permettersi di aprirsi ai diversi bisogni.

E con ultimo schiocco la Preside Barbafiera chiude l’elegante ventaglio e ci saluta con un sorriso. (di Alessandra Benadusi)