Ma la loro presenza rappresenta un pericolo per gli allevatori per la possibile presenza di batteri in grado di trasmettersi al bestiame. Così i dirigenti dell’azienda agricola Maccarese hanno chiesto il permesso al Corpo Forestale dello Stato che glielo ha accordato: alcuni cacciatori hanno atteso i piccioni e prima che arrivassero alle stalle li hanno abbattuti. Dai centri residenziali vicini sono arrivate chiamate ai carabinieri per gli spari che si sentivano, i militari sono intervenuti riscontrando la regolarità delle autorizzazioni. L’episodio è accaduto diverse settimane fa e non si sa esattamente quanti piccioni siano stati eliminati. Gli ambientalisti criticano l’intervento, secondo loro bisognava usare altri sistemi. Ma nella Riserva del Parco del Litorale Romano questi problemi sono ormai diventati quotidiani, cornacchie e nutrie, continuano fare seri danni nei campi. In altri parchi si fanno politiche di contenimento e di cattura degli esemplari ma qui, mancando ancora il Piano di Gestione, non è possibile programmare nulla e ognuno deve arrangiarsi come può. E se la Maccarese riesce a ottenere le autorizzazioni, i piccoli agricoltori sono i più penalizzati, visto che il loro raccolto è costantemente minacciato da animali che, senza antagonisti, proliferano a dismisura. Nella zona di Castel di Guido sono addirittura i cinghiali a rendere la vita difficile ai contadini che, inascoltati, chiedono da anni provvedimenti urgenti.