Quando nel 1972 Virgilio Vidor arrivò a Playa de Panama in Costa Rica era sopra una vecchia jeep con una capra, una chitarra e un materasso. Vi era andato con i suoi genitori Fiorenzo e Rina e il fratello Giuseppe. Nato nel 1948 a Roma, per tanti anni aveva vissuto a Fregene. Aveva 25 anni e sognava una vita in armonia con la natura. Lo consideravano un tipo strano, un ragazzo con idee rivoluzionarie, intelligente, senza terminare gli studi, perché doveva guadagnarsi il pane. Il suo sogno da bambino non era diventare un pompiere o superman: voleva essere uno “scienziato”. Faceva passeggiate nella natura ammirando, amando e comunicando con la gente, convinto che questa era la filosofia per una società migliore, dove l’intelligenza e l’amore potevano convivere dentro un processo etico e non politico, di continua innovazione e di sviluppo sostenibile globale. Dall’Italia portò le prime piante di vite, con l’intenzione di dedicarsi alla produzione di uva e vino ai tropici. Anche lì fu considerato un eccentrico ma alla fine ce l’ha fatta, pacifista e lottatore, lavorando dall’alba al tramonto per 10 anni insieme alla sua famiglia, ha ottenuto e sviluppato le prime varietà tropicali di uva nel suo “Centro Sperimentale di Viticoltura Tropicale”, sostenuto in parte da un progetto con il governo del Costa Rica, finanziato dall’USAID, e ha collaborato con i principali scienziati in viticoltura dell’Università della California e del Costa Rica. Erano tempi duri, di molta fame e povertà felice, la famiglia Vidor produsse la prima uva ed il primo vino ma quando il progetto terminò le difficoltà economiche si fecero sentire e non furono più in grado di sostenere la sperimentazione viticola. Dopo 10 anni, Giuseppe andò in California, Virgilio con i genitori in Algeria e poi in Italia, tornando nella cara Fregene. In Italia rimase pochi mesi lavorando a Roma come Project Manager in una società di consulenza internazionale. Con la sua proposta e candidatura come Team Leader di un progetto di sviluppo rurale, vinse una gara indetta dalla UE per fornire l’Assistenza Tecnica Internazionale a un programma di Riforma Agraria e Sviluppo Rurale in Nicaragua, dove stette dal 1983 al 1990, programma che rappresentò l’inizio della cooperazione UE nell’area. In seguito, il ragazzo non poté continuare gli studi ma fece una ottima carriera come Capo della Assistenza Tecnica UE di grandi progetti di sviluppo. Ha anche organizzato e diretto per anni un processo e forum permanente per il coordinamento di progetti della UE e i suoi Stati membri nell’area, con un gran impatto nell’innovazione di metodi e strumenti per la cooperazione a sostegno della Lotta contro la povertà, appoggiando con successo lo sviluppo socio economico in armonia con la natura, in un contesto di governance locale inclusiva, etica e trasparenza. Un esempio ne è la Fondazione Jicatuyo in Honduras che promuove lo sviluppo socio economico e ambientale nella regione occidentale del paese. Da bravo figlio, riportò i suoi genitori a vivere con lui, prendendosi cura di loro. La mamma Rina, morì nel 1996 e il padre Fiorenzo nel 2011. In questi ultimi anni, Virgilio ha superato un cancro e ha continuato la ricerca e lavoro sul suo sogno: ottenere nuove varietà di uva tropicalizzata, incrociando le varie specie e varietà, in particolare la Vitis tiliifolia (selvatica in Centro America), Vitis Vinifera (uve di pregio in Europa ed Asia) e Vitis Labrusca (Nord America), oltre ad altre specie. Ha inoltre selezionato cloni di varietà esistenti con caratteristiche migliorate, ottenendo tipi con buon potenziale, adatti alle condizioni locali.
Attualmente Virgilio Vidor è Coordinatore Tecnico e Capo Missione in Nicaragua, per eseguire un importante studio finanziato dalla Banca Interamericana di Sviluppo, sulla sicurezza e la innocuità alimentare, analisi di rischio, sanità vegetale, salute animale e residui tossici, nonché della revisione e preparazione, dei sistemi, leggi e regolamenti relativi a quanto sopra, per sostenere il rafforzamento della nuova Istituzione IPSA, anche con un programma di formazione. Tuttavia, in questa fase della sua vita, Virgilio ha deciso di dedicarsi quasi esclusivamente al suo grande amore, scienza ed arte, che é la ricerca in viticoltura tropicale, stabilendo le sue attività nella sua casa in Costa Rica, dove possiede un grande giardino a 1300 metri sul livello del mare a Curridabat in Costa Rica. Un giardino – laboratorio chiamato “VitisVidor”, visitato da molti appassionati e ammiratori. La fama di Virgilio è iniziata fin dalla sua prima gioventù con i primi esperimenti, collaborazioni, negoziati e ricerche viticole, quindi la sua notorietà è cresciuta in modo esponenziale attraverso interviste, notizie e programmi televisivi. Ma anche grazie ai social network dove riesce a rispondere a tutti, una storia che ricorda quella di “Johnny Seme di Mela” vitícolo.
Attualmente il suo obiettivo è quello di realizzare una cooperativa di viticoltori a livello urbano (la seconda al mondo dopo la positiva esperienza a Londra, dove ci sono giardini per produrre “Urban Wine”, con bottiglie personalizzate, di grandissimo successo). Nel caso del Costa Rica, visti i prezzi del vino, potrebbe essere un buon business, le prove di vinificazione stanno dando ottimi risultati. Essendo i giardini pieni di fiori, si pensa al miele urbano, frutta, gelatine e verdure. Vidor è convinto che il futuro della società (sempre più urbanizzata), sia quello di tornare a un rapporto naturale tra uomo ambiente, simile a quello dei nostri nonni ma in chiave moderna e innovativa. Questo produrrebbe “maggior coesione sociale, cultura di pace, economia sociale, miglioramento ambientale, turismo e cultura urbana”. Una visione in linea con i programmi “tetti verdi”, applicati in paesi sviluppati da esperti d’avanguardia, che rappresentano un business in crescita per il fiorire dei finanziamenti e l’incoraggiamento di politiche pubbliche, tanto che i “tetti verdi” in Danimarca e Canada sono ora obbligatori.
Grazie alla insistenza di Virgilio, la coltivazione urbana e viticola ora inizia anche in Costa Rica attraverso alcuni pionieri locali. Entrare a “VitisVidor” è una esperienza mistica, all’interno ci sono uve e piante sconosciute ai tropici, per questo il sogno del bambino che voleva essere “scienziato” si è compiuto. Dopo aver ideato molti ibridi tra diverse specie di Vitis, la prossima sfida sembra impossibile da compiere: ottenere ibridi intergenerici tra diversi generi di vitaceae (é come incrociare un gatto con una tigre). Vale la pena seguire molto attentamente il suo futuro operato…
Per chi volesse contattare Vidor può scrivere a atevidor@gmail.com o cercare il suo profilo Facebook.