Se il mare di Fiumicino ha conquistato notorietà e importanza per il notevole pescato delle sue paranze e, grazie ai suoi fondali sabbiosi, per la pesca di molluschi come cannolicchi e telline, quest’ultime riconosciute come presidio Slow Food per la tipicità del prodotto, tutte le cozze vendute sui banchi del pesce delle sue pescherie provengono da altri lidi, a volte anche molto lontani. E proprio partendo da questa constatazione che più di tre anni fa, Stefano Guidi e Paolo Mazzuca hanno avuto l’idea di provare a realizzare il primo allevamento di cozze lungo la nostra costa. “Nonostante i controlli – spiega Paolo Mazzuca, titolare del ristorante Oltremare – la loro provenienza è spesso incerta, con una forte presenza di prodotto dalla Grecia, dove si seguono procedure di allevamento che non assicurano un prodotto di prima scelta. Per questo abbiamo iniziato a pensare a un allevamento che fornisca un prodotto autoctono di assoluta qualità, tale da poter rientrare nella classificazione Igt (indicazione geografica tipica)”. Un’idea tanto innovativa quanto, ai loro stessi occhi, di difficile realizzazione, il duo Guidi Mazzuca però non si è fatto scoraggiare e con pazienza e determinazione il loro progetto è riuscito a superare molti ostacoli sul suo cammino e ora non appare più un sogno impossibile.

“In poco più di tre anni – spiegano – abbiamo ottenuto tutte le autorizzazioni da parte dei vari enti competenti, ora manca solo quella sulle qualità delle acque da parte della Asl Rmd”. Per l’ottenimento della quale, da ottobre sono già iniziati i prelievi nella zona di mare scelta e che dureranno sino a marzo. Secondo il progetto, l’allevamento nascerà a 2,9 miglia dalla costa in un punto di mare compreso tra Fiumicino e Fregene, al momento già delimitato da boe per permettere l’affettuazione dei prelievi per la classificazione delle acque. Altra novità importante nel progetto di Fiumicino è la di modalità di coltura che, a differenza di quella tradizionale a filare del Mediterraneo, è ispirato al sistema norvegese, riadattato alle condizioni locali in collaborazione con l’Università della Tuscia. Le cozze, con questa tecnica tipica della “Smart Farm” norvegese, sono allevate tramite sistemi di coltura sospesi: un reticolato di funi nell’acqua tramite boe a cui sono appese cime o funi chiamate libani. Le larve, spinte dall’acqua, vi si attaccano e crescono fino ad una taglia commercializzabile nel giro di uno o due anni. Sfoltite man mano, raccolte e selezionate e i filamenti di bisso, eliminati tramite macchine a bordo dei natanti di raccolta o presso le industrie di lavorazione a terra.

“Sperando che arrivi nei tempi previsti l’autorizzazione della Asl – concludono Stefano Guidi e Paolo Mazzuca – potremo passare alla fase operativa. C’è però un ultimo ostacolo da superare, l’ottenimento dei finanziamenti necessari per far fronte ai notevoli costi dell’impianto, che si aggirano sui due milioni di euro. Viste le difficoltà per accedere al credito bancario in questo periodo, l’idea è quella di aprire il progetto a nuovi investitori, sempre che nel frattempo non si riesca a ottenere un finanziamento dai fondi europei destinati alla pesca, già chiesto. Ultimo tassello mancante per la nascita della cozza di Fiumicino igt.