Caro direttore, riprendo il mio discorso sui problemi più gravi che confrontano Fregene, per i quali l’attenzione consapevole dei concittadini è di grande importanza. Mi sembra vero che in molti prevalga un atteggiamento che direi di sfiducia totale verso la situazione attuale, dal quale atteggiamento temo possa discendere una dannosa tendenza a non reagire con l’efficacia che una spinta civile fatta di disponibilità a partecipare con vigore alla difesa e promozione dei valori dei quali la nostra comunità consiste, distinguendo natura e priorità dei problemi che ci confrontano. Per molti dei valori costituenti la nostra Fregene vi sono problemi di non facile soluzione, ciò che richiede appunto consapevolezza, conoscenza, partecipazione. Due di essi, spiaggia e pineta, per natura ed entità richiedono attenzione prioritaria. Sulla spiaggia – della quale ho già scritto – vi sono in atto incontri e conferenze che corrispondono alla esigenza di affrontare efficacemente il problema.
Su pini e pineta monumentale mi dilungo qui; la distinzione corrisponde alla importante diversità dei fatti. Da una parte abbiamo avuto recentemente un grave, improvviso ed esteso danneggiamento di tutte le piante più esposte – per posizione o altezza – ai venti marini, in special modo i pini; dall’altra dobbiamo constatare che la gestione della pineta monumentale, in tutte le sue parti, non si è dimostrata all’altezza del compito.
L’effetto distruttivo delle libecciate sulla vegetazione costiera ha un inizio storicamente non lontanissimo. Ho memoria ben viva di quanto accadde verso la fine della ultima guerra, quando si aspettava lo sbarco delle forze ‘Alleate’ in un qualche tratto della costa tirrenica. Ricordo bene  la demolizione delle due strutture alte all’ingresso del Lido, quali possibili riferimenti per l’atteso sbarco (!) e – capolavoro di insipienza – il taglio di innumerevoli pini della prima fila emergente dalla macchia che bordava la costa, e la costruzione con essi di barriere poste all’inizio delle strade che arrivavano alla costa per fermare i carri armati americani!
Fu una ferita grave ed estesa, che assieme alla distruzione di dune e macchia costiera, ha condannato a una lenta ma progressiva morte i pini alti e più prossimi al mare, non particolarmente protetti. A ciò si aggiunsero negli anni ottanta danni gravi dovuti alla presenza a mare di aerosol inquinati da petrolio. La causa dei danni fu individuata in una perdita – presto eliminata – della condotta sottomarina che collega a terra le isole tecniche di scarico del petrolio portato da petroliere; si ottenne anche che fosse proibito alle petroliere il lavaggio vicino alla costa dei serbatoi svuotati. Fu dunque individuata ed eliminata una causa specifica del grave e rapido danno.
Altro episodio molto negativo fu la virulenta diffusione di un parassita – il ‘blastofago pipiperna’ – che si ebbe dopo una forte nevicata. Il parassita attaccò molti pini,  portandoli a morte. Dall’intervento di un fitopatologo si apprese che il suddetto parassita penetra nel ‘libro’, lo strato vivo tra corteccia e legno, e ivi si diffonde fino a raggiungere i germogli dei quali si ciba; il suo abnorme sviluppo era dovuto alla presenza a terra di rami e tronchi crollati per la neve e ivi rimasti a lungo con la corteccia facilmente accessibile per il parassita blastofago normalmente presente nel sottosuolo. Si provvide con idonei interventi.
Oggi siamo innanzi a fenomeni analoghi a quelli descritti, anche per estensione e gravità; è urgente ed indispensabile che Comune e Capitaneria di Porto, avvalendosi se occorre di competenze esterne provvedano ad individuare ed eliminare le specifiche cause; non vi è segno che il fenomeno sia esaurito.

Per la pineta monumentale si è avuta la caduta di numerosi grandi pini. Ciò ha giustamente allarmato per la sicurezza, tanto da doversi rinunciare a tenere in pineta riunioni pubbliche di ogni genere. Si pongono molte domande: chi si è allarmato, chi ha ‘dovuto rinunciare’, in altri termini chi è responsabile di che cosa. E d’altro canto, come mai si è avuta una più frequente caduta di grandi alberi?
E’ stato detto: la pineta è ‘vecchia’, molti pini sono quasi centenari. Verità è che nei pini caduti si sono visti segni specifici, che denunciano la presenza di parassiti che sembrano essere ‘nuovi’ per la nostra pineta. I due grandi pini crollati presso i giochi per bimbi nel ‘parco Fellini’ avevano il tronco vuotato al punto da indebolirne la stabilità; a quanto si sa, si tratta di un ‘fungo’ parassita che distrugge il legno lasciando integro libro e corteccia, e quindi vegeto l’albero. Altri pini – ad esempio quelli ora a terra parallelamente al viale della Pineta – sono caduti per cedimento dell’apparato radicale, anche qui un parassita specifico, che lascia ingannevolmente vegeta la pianta.
Intanto molti alberi e ramaglie restano a terra, con il grave rischio di virulentare nuovamente il parassita blastofago. Mi si dice che non si può sgomberare alberi e ramaglie crollati a causa di un  sequestro della Magistratura provocato da una denuncia di parte; siamo forse di fronte a un uso scriteriato e strumentale di denunzie che obbligano il Potere Giudiziario ad interventi inopportuni?
In conclusione, mentre non vi è dubbio che ai fini della sicurezza sia necessario individuare e abbattere le piante danneggiate irrimediabilmente dai parassiti (spesso le più belle purtroppo), d’altro canto sorgono quesiti importanti: perché il diffondersi virulento di altri parassiti? Si tratta di conseguenze di condizioni climatiche che la natura risente prima e più che l’uomo? L’attenzione e l’idonea cura per la pineta, specie per le piante più antiche e più belle, non avrebbe potuto contrastare i gravi fenomeni che minacciano la sicura sopravvivenza della nostra pineta?
Qui si impone un quesito di fondo: la gestione di un così importante bene capitale di Fregene non richiede la presenza di uno specifico responsabile che definisca e gestisca un bilancio preventivo e consuntivo, pubblicamente noto, che preveda dettagliato programma di indagini, di interventi e di cure per le piante?
La sicurezza è certo importante, ma se fosse l’unico criterio d’intervento, il futuro della pineta sarebbe purtroppo segnato in nero.

Ing. Leonardo Rotundi