“Quindici attività balneari con centinaia di lavoratori, chiuse “in via preventiva e senza giudizio” durante la stagione balneare. È ciò che sta accadendo in questi giorni sul litorale di Fiumicino. Una vicenda surreale che ha superato ogni limite. È quella dei sequestri “preventivi” di alcuni chioschi in corso in questi giorni sul litorale di Focene e di Fregene coordinata dalla Procura di Civitavecchia.

Un’inchiesta partita male, con un esposto inviato in Procura due anni fa, e finita peggio con un danno enorme di immagine per imprenditori che dopo dodici anni di attività, decine di pareri rilasciati da ogni ente competente, all’improvviso si vedono sbattuti come delinquenti sulle prime pagine dei giornali senza alcuna responsabilità.

L’accusa? Il Giudice per le indagini preliminari non riconosce la validità della forma giuridica con cui il Comune di Fiumicino ha regolato, a partire dal 2002, i rapporti con i gestori, quella della “convenzione”. E quindi ritiene illegittimi tutti gli atti stipulati, nonostante ci siano tutti i permessi rilasciati dalla pubblica amministrazione ai titolari dei chioschi.

Quindi nessun illecito, nessun abuso e soprattutto, nessuna condanna. Ma comunque, senza alcun processo, contraddittorio, spiegazione, il massimo della pena: il sequestro preventivo della attività. E tutto questo, certamente non a caso ma per suscitare il massimo del clamore, con la stagione balneare iniziata, i dipendenti assunti, le attività a regime.

Uno scandalo al contrario con degli operatori che si trovano sul banco degli accusati ingiustamente, mentre sono vittime di un sistema incapace di trovare soluzioni amministrative e di scaricare sulle imprese la loro inefficienza.

“Si è superato ogni limite, finora abbiamo confidato in una soluzione, nel senso di responsabilità delle istituzioni – sostiene il Presidente di Assobalneari Fiumicino Marco Falsarella – abbiamo in mano permessi, licenze e titoli ottenuti da tutti gli organi competenti in 12 anni di attività, sentenze del TAR e del Consiglio di Stato a nostro favore. Ora questo ennesimo colpo, in questo procedimento siamo noi la parte lesa e invece siamo qui a doverci difendere, ma da che cosa?”

Siamo davanti a un’ingiustizia che può colpire chiunque indistintamente. Con il solo sospetto si scatena la chiusura in attesa che la burocrazia faccia il suo corso, creando disoccupazione , crisi e disperazione. Dopo la beffa il danno di essere additati come abusivi pur essendo in regola. Una volta appurata l’innocenza, chi è stato danneggiato non potrà mai essere risarcito degli enormi danni d’immagine ed economici subiti da tutto l’indotto, in un momento dove ogni posto di lavoro è prezioso e la crisi sta devastando l’Italia.

“Le strutture sotto sequestro sono in regola, a tal fine è stato richiesto un confronto con il Procuratore Capo del Tribunale di Civitavecchia, Gianfranco Amendola per presentare la legittimità della convenzione stipulata – dichiara il Presidente di Federbalneari Italia Renato Papagni – i gestori non possono essere tacciati di abusivismo edilizio e di danno ambientale se viene rispettata da 12 anni la convenzione onerosa tra Amministrazione e concessionari. La difesa di Federbalneari Italia nei confronti dei propri associati è finalizzata a salvaguardare gli imprenditori balneari, mettendoli in condizione di regolarizzare le attività economiche ed i posti di lavoro”.