Una disgrazia d’altri tempi che non ha dato scampo a Pietro Alberti che a soli 50 anni, alla vigilia di Ferragosto, è morto in un canale di Maccarese. Cerchiamo di ricostruire quegli ultimi istanti con l’aiuto delle testimonianze di chi lo ha cercato per tutto il giorno. Pietro domenica mattina si sveglia presto, poco dopo deve andare al lavoro alla Guardia di Finanza di Fiumicino. Ha un nuovo cagnetto, prende l’auto e parte da via Praia a Mare, dove abita con la moglie Cinzia e la figlia Silvia, e va verso il “Compost”. Lo aveva raccontato la sera prima al ristorante dove era andato a festeggiare i 50 anni della moglie.
Il canale è quello chiamato “F” del Consorzio di Bonifica, si trova in via dell’Olmazzetto a circa 250 metri dall’impianto di compostaggio. L’ipotesi è che il cane ci sia finito dentro e che Pietro lo sia andato a salvare. Così il cane scivola, lui non ci pensa un attimo, si leva la giacca con il telefonino dentro e la mette sulla sponda, poi scende dall’argine lasciando un segno chiaro sulla vegetazione. Una volta dentro riesce a tirare fuori il cane, ci sono le tracce delle raspate dell’animale che viene tirato fuori, probabilmente spinto da Pietro. Ma per lui non è facile uscire, l’acqua è profonda, non un metro come si era detto ieri, ma 2 metri e mezzo. Pietro è un cinquantenne in forma, attivo, dinamico, sveglio. Sul corpo ritrovato solo la sera c’era un ematoma vicino alla tempia sinistra. A questo punto si possono fare solo delle ipotesi aspettando l’autopsia che verrà fatta domani, la prima è che abbia preso un colpo alla testa all’invaso di cemento e abbia perso i sensi annegando. La seconda è che, invece di provare ad attaccarsi ai due cespugli che sono accanto all’argine, sui quali non ci sono segni, abbia pensato di farsi trasportare dalla corrente fino al manufatto che si trova sopra al sifone, per poi risalire. Ma una volta arrivato non ha trovato la presa e la corrente lo ha risucchiato sotto, perché a quell’ora per l’irrigazione dei campi gli impianti sono già accesi e la corrente tira in quel punto verso il basso. Una volta finito nel sifone potrebbe avere preso lì il colpo alla tempia perdendo i sensi, perché se avesse sbattuto prima, mentre scivolava nel canale, nemmeno il cane si sarebbe salvato.
Sono solo ipotesi, magari l’autopsia racconterà un’altra storia, quello che è certo è che non c’è consolazione per la famiglia. Per Cinzia Freschi che aveva festeggiato con lui i 50 anni, e per la figlia Silvia di 19 anni (nella foto tutti e tre insieme).
Una famiglia che già portava sulle spalle il peso di un’altra disgrazia, il 3 ottobre del 2013 Costantino Freschi, il padre di Cinzia, era morto a 74 anni nella sua casa in via Praia a Mare cadendo dal tetto del capannone agricolo che stava riparando.
E ora Pietro, stimato da tutti, colleghi, conoscenti, amici, sempre prudente, scrupoloso mai avventato che per salvare il cagnetto ha sacrificato la sua vita. Alla famiglia vanno le più sentite condoglianze della nostra redazione e di tutti gli amici, come sarà possibile comunicheremo la data dei funerali per un ultimo saluto a Pietro Alberti.