È quasi sempre così, qui a Fregene quando muore uno di noi, uno che ha sempre vissuto e lavorato in questo piccolo paese che non dimentica di essere una comunità unita, almeno in occasioni come queste. Aldino, quasi un ossimoro il suo nome per un uomo della sua stazza, si meritava questo congedo che ha visto tutti insieme davanti alla sua bara gli amici di oggi e di ieri, quelli del calcio, con la Polisportiva tanto amata, e quelli della caccia, quelli della pesca e quelli del bar, gli amici di tutta una vita e quelli dell’ultima ora, tutti a rendere omaggio ad un grande uomo con cui potevi anche non trovarti d’accordo su qualche cosa  ma che non potevi non apprezzare e al quale non saresti mai riuscito a non volere bene. Era anche il funerale di una persona che non amava molto il clamore e il profilo scelto dalla famiglia e dal sacerdote  per la funzione religiosa è stato sicuramente il più adeguato. Quindi poche parole, nessun applauso, che non si capisce cosa ci sia da applaudire quando muore qualcuno, ma tanti che si tolgono il cappello in suo onore. A noi resta il rimpianto per la scomparsa di uno di famiglia, uno che c’è sempre stato quando ce ne era bisogno, a conferma che per essere e sentirsi fratelli non bisogna per forza essere nati sotto lo stesso tetto. Ciao Belloni, fai buon viaggio e buona pesca nei mari infiniti del Paradiso e  saluta tutti gli amici dall’altra parte.
Un ultimo pensiero: Se ci fosse una guida Michelin per definire la qualità delle persone a te avrebbero dovuto dare quattro forchette, non per il volume del cibo da mangiare ma per certificare che gente come te e veramente raro trovarla. Continueremo a ricordarti e a volerti bene, stanne certo! (LDA)