Dove si trovava tutta la famiglia: la moglie, le due figlie – di 6 mesi e 2 anni – e la nonna. Alle 19.30 l’imprevisto che li ha salvati: l’imprenditore esce in giardino a dare da mangiare ai cani. I rapinatori vengono colti alla sprovvista, si nascondono ma uno viene visto. “Un’ ombra – dice Carlo, così lo chiameremo – ho cominciato subito a gridare”. Escono allo scoperto gli altri: sono in tre, tutti con passamontagna in testa e si avvicinano minacciosi. Lui non si fa prendere dal panico, gli tira addosso la ciotola del cane, un sasso e intanto continua a gridare “aiuto, polizia”. I ladri non sembrano armati ma lo hanno accerchiato. Una finestra di un vicino si apre: è la salvezza. I rapinatori si fermano, sono indecisi, il piano A è saltato e quello B non c’è. Carlo guadagna metri sulla scala, la banda batte in ritirata, i tre scavalcano come niente il cancello alto due metri. Fuori c’è un’auto senza palo: “era una Mercedes ML grigia”, racconta un vicino ai carabinieri accorsi dalla stazione di Fregene. “Ci è andata bene – racconta – non voglio nemmeno pensare a cosa poteva succedere se fossero entrati in casa”. Dopo il colpo riuscito del 9 marzo a Fregene alla coppia di pensionati, questo è il secondo tentativo di rapina in pochi giorni “degli incappucciati”. Il dubbio che possa trattarsi della stessa banda viene. Di sicuro per tutte le famiglie questi assalti sono già diventati l’incubo peggiore.