“Pizzo del Prete, zona prescelta per l’impianto di smaltimento rifiuti nel comune di Fiumicino, è situata in un contesto di grandi bellezze archeologiche, ci sono decine di tombe etrusche e si vede ancora bene un pezzo del castello medievale, per questo nei giorni scorsi è stato consegnato all’Unesco un plico contenente documenti e studi per considerare questa zona  come sito protetto – dice Riccardo Oliva, Presidente Associazione Memento Naturae composta da  Volontari a Difesa di Ciò che è Vita –  Il territorio in questione è ad alto pregio ambientale, circondato da diverse aziende agricole di grande livello, situato tra Aranova, Passo Oscuro e Palidoro; confina con Ladispoli ed è limitrofo alla necropoli di Cerveteri, poco distante (circa 5 Km. in linea d’aria) dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù; inoltre è situato in zona atterraggio aerei, comportando un possibile pericolo per il sorvolo di gabbiani, in caso di realizzazione di una discarica.  Sempre a Fiumicino nella zona nord che è prettamente un’area di interesse agricolo, è previsto un ampliamento (1300 ettari quasi un raddoppio quindi) aeroportuale della zona di Maccarese, la realizzazione di un porto commerciale in zona Focene, di un porto turistico in zona Isola Sacra, ciò quindi dimostra che Fiumicino il suo contributo in ambito di sviluppo economico lo sta dando e anche troppo; appesantire la situazione anche con un termovalorizzatore, una discarica o qualsiasi altro impianto di trattamento, è sicuramente una forzatura che giustamente non è condivisibile dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Il problema alla base di questo discorso comunque va però sempre cercato alla radice: non è trovando a Pian dell’Olmo o Monti dell’Ortaccio, al posto di Corcolle e Quadro Alto, il nuovo sito del dopo Malagrotta che si risolve l’emergenza rifiuti; ciò serve semplicemente a ritardare questa emergenza non certo a risolverla e prima o poi questa ci colpirà. È il paradigma su questo complesso mondo  dei rifiuti che va rivisto, è l’informazione corretta alla gente che deve essere fatta, è l’educazione al riciclo e al riutilizzo, è il considerare i nostri rifiuti non come un male da cui liberarsi il prima possibile ma come una fonte per riprendersi anche economicamente ciò che utilizziamo, è in sintesi l’essere esempio che deve essere  posto in primo piano, altrimenti non risolveremo niente, ma rimanderemo solo di mesi o forse anni il collasso del sistema.  Le soluzioni esistono e basterebbe semplicemente informarsi per comprendere che la visione corrente è altamente antiquata: all’Università di Yale si sono scoperti funghi mangia-plastica che sono ghiotti di poliuretano che indica una vasta famiglia di polimeri; esiste la pianta vetiver, perenne e non invasiva, conosciuta in oltre 60 paesi del mondo, che ha capacità di risanamento ambientale fuori dal comune e che è in grado di trasformare in maniera naturale, una discarica in un giardino purificando nel contempo anche l’aria inquinata; esistono tecnologie ambientali che prevedono compattatori super-sofisticati per pressare rifiuti, utili per ridurre di una buona percentuale il volume prodotto da molti di questi; esistono progetti avanzatissimi di porta a porta spinti dal Nord al Sud dello stivale: dal consorzio intercomunale Priula, che gestisce l’intero ciclo dei rifiuti urbani di 24 comuni della provincia di Treviso, alla virtuosa Salerno che è diventata un esempio da seguire, una vera isola felice nel territorio campano; esistono infine veri e propri negozi che comprano rifiuti, soprattutto in Nord Europa, che se nascessero con più frequenza anche da noi, potrebbero indurre le persone ad una sana abitudine mentale, in cui anziché andar a gettare i propri rifiuti nelle discariche, si riconsegnerebbero in questi esercizi, ricevendo in cambio una contro-partita monetaria. Potremmo continuare parlando di Zero Waste, il progetto sperimentato con successo dal Prof. Paul Connett in molte città americane, canadesi e neozelandesi, o di Capannori, comune in provincia di Lucca che si sta impegnando da anni per creare un ambiente senza rifiuti. Impossibile? Si ma solo per le persone che hanno lo stereotipo descritto in precedenza e non per chi come noi e come altri credono seriamente in un vero e proprio cambiamento realizzabile anche in tempi brevi, nonostante i grandi interessi che ruotano in questo settore.  Per questo come Memento Naturae mettiamo a disposizione i nostri strumenti e le nostre conoscenze, per trovare delle scelte condivisibili con le amministrazioni locali affinché i miglioramenti da apportare nel territorio di Fiumicino non siano solo chiacchiere utopistiche da bar, ma siano vere e proprie azioni di pragmatismo concreto: facta non verba!”