“Ieri a Roma e a Milano faceva freddo, ma c’era un bel sole, l’aria frizzantina e insomma, sia pure coperti da un pastrano, si poteva andare a spasso con piacere. Nel resto d’Italia invece…
Già, sento dire che il freddo durerà ancora due mesi. Come mai? C’è uno studio scientifico dell’Ibimet, diffuso ieri dalle agenzie… Ibimet? È l’Istituto di biotecnologia del Cnr, cioè del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Sa almeno che cos’è il Consiglio Nazionale delle Ricerche? È l’ente pubblico che coordina tutta la ricerca italiana, avendo a disposizione sul mezzo miliardo di euro. Quindi siamo obbligati a credere in quello che dice. Questo rapporto dell’Ibimet è oltre tutto controfirmato da sei scienziati: Gianni Messeri, Alfonso Crisci, Francesco Meneguzzo, Massimiliano Pasqui, Francesco Piani, Jacopo Primicerio. E perciò: i sei scienziati sostengono che siamo di fronte a un fenomeno di meteor strat warming, cioè di riscaldamento improvviso della stratosfera, la zona che sta 10 mila metri sopra di noi. Questo surriscaldamento in alto, con sbalzi che potrebbero aver raggiunto anche i 50 gradi, s’è combinato con un indebolimento del vortice polare, cioè quell’enorme mulinello d’aria che gira intorno al Polo. Ora lei deve immaginare queste correnti che vorticano mentre la Terra gira nell’altro senso e altri fronti d’aria vengono dalle zone temperate, scontri fra masse a noi invisibili che alla fine influiscono in modo decisivo sul clima generale. In condizioni normali – cioè una certa temperatura là in alto, una certa velocità delle correnti intorno al Polo, un certo andamento del fronte delle medie latitudini – abbiamo, noi qui da questa parte del mondo, un certo freddo d’inverno, un certo caldo d’estate. Ma se uno di questi elementi si modifica? I sei scienziati dicono che se ne sono modificati addirittura due: la temperatura lassù e la velocità del vortice al Polo Nord. Il vortice, a causa di questo, sta scendendo verso l’Equatore. Maè un vortice polare e ci congela. Ecco la spiegazione. Ed ecco perché durerà due mesi.
Potrebbero essersi sbagliati?
I sei dicono che è difficile. E spiegano: «Tra ieri e oggi il vortice polare s’è ulteriormente indebolito». Massimiliano Pasqui, uno dei sei, ha spiegato che «le anomalie termiche negative» cominceranno sul serio la settimana prossima. Arischio congelamento l’Europa dell’Est, specialmente Bulgaria, Romania, Ungheria e Polonia. Pasqui: «Loro però ci sono abituati. Stavolta invece il fenomeno toccherà anche la fascia mediterranea centrale».
Cioè noi?
E già. Francia e Inghilterra se la caveranno, gli spagnoli soffriranno un po’, quelli più colpiti saranno gli italiani e i greci. Per quello che ci riguarda: a parte qualche rinfrescata in Puglia, il Centro-Sud se la caverà con lievi danni, in Sicilia, Calabria e Sardegna neanche si accorgeranno di questo soffio polare. Tutti gli altri invece…
Ma staremo due mesi consecutivi al freddo, senza un minimo di respiro?
Dice Pasqui che si procederà a episodi di una-due settimane. Alla fine vedremo che, in media, avremo dovuto sopportare una caduta di un grado nella media delle temperature. «Significa che si potranno registrare minime giornaliere fino a 10 gradi in meno e quindi, in alcune località del Nord, si toccheranno anche i meno 15». Che è la temperatura media della Siberia in autunno. Il fenomeno, badi, non è nuovo. Nel 1985, l’anno della neve a Roma e di un -23˚ a Firenze, tra il 14 e il 17 gennaio nevicò su gran parte dell’Italia settentrionale senza interruzione. Anche quella volta un surriscaldamento della stratosfera provocò il congiungimento dell’anticiclone delle Azzorre con quello polare, determinando la discesa di aria artica sull’Europa. A Milano, in quella che è considerata la più grande nevicata del secolo (oltre 72 ore consecutive) caddero tra i 70 e i 90 centimetri di neve. Il manto nevoso in certi punti della città raggiungeva il metro e 20. La neve venne giù anche a Trento (un metro e mezzo), a Como (110 cm) a Bologna (80 cm), a Biella (60) a Udine e Vicenza (mezzo metro), a Genova (20 centimetri). Bisogna pensare che la media delle precipitazioni nevose in Lombardia è in genere di 15 centimetri. Milano aveva oltre tutto spedito imezzi antineve a Roma, la città era rimasta bloccata per una forte precipitazione verificatasi nel giorno dell’Epifania. I milanesi videro poi con stupore che la neve spalata e trasportata alla periferia della città anneriva, ma non si scioglieva. Per vederla tornar acqua, bisognò aspettare fino a marzo".