Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Luca e la replica dell’Oratorio di Fregene.

Buongiorno, vi scrivo in merito al fatto in cui vi ho menzionato su facebook. Siamo un gruppo di giovani dai 20/27 anni amiamo molto giocare a pallacanestro sopratutto nell’oratorio della chiesa, dove abbiamo montato a nostre spese un canestro, facendo un buco nel cemento sempre a nostre spese. Abbiamo contribuito economicamente alle luci, offrendoci di pagare. Ma è inutile continuiamo ad essere ostacolati. Chiediamo a voi redazione di Qui Fregene di aiutarci nel combattere questo disinteresse per noi giovani, che chiediamo solamente uno spazio due volte a settimana. Siamo circa 50 ragazzi (arrabbiati) 😉

Luca

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È da questa estate che un nutrito gruppo di ragazzi di Fregene, d’accordo col parroco, utilizza l’area dell’Oratorio per giocare a basket, in cambio di un modesto contributo spese volontario, pari a un euro ciascuno, per l’uso delle luci oltre l’orario delle attività parrocchiali. Qualche giorno fa, mancando il giardiniere, il gruppo si è rivolto personalmente al sacerdote, perché accendesse i fari per la consueta partitella. E il Don, non sapendo materialmente dove si trovasse e come funzionasse l’impianto elettrico, ha proposto suo malgrado di rimandare i giochi. È stato allora che i ragazzi si sono ingegnati, illuminando il campo con i fari delle macchine posteggiate nella piazzola. E da quel che se ne sa, ne è uscito fuori un contesto degno dei più grandi eventi sportivi. E di questo siamo davvero contenti. Un poco meno della rabbia dei ragazzi, che forse si sono sentiti poco accolti, tanto che hanno chiesto al parroco di stabilire, carta e penna, gli orari in cui possono usufruire dell’area. Come si suole dire: ‘a futura memoria’.
Ora. In questo episodio, in realtà, non ci può essere spazio per l’incomprensione. Né un valido motivo per denunciare un’ingiustizia, perché al diritto dei ragazzi di giocare a pallacanestro nell’Oratorio c’è stato un solo ostacolo: il buio. E un solo ostacolante: l’ora legale, che ha fatto venire la sera prima del dovuto. Il resto forse non merita poi tanta attenzione, quanto invece il bello che ne è venuto fuori, e che può venir fuori da noi, come cittadini e come cristiani. E che è il bello del nostro Oratorio, per chi davvero lo conosce e frequenta. In fondo, in una città come la nostra, in cui mancano strutture pubbliche adeguate, che possano aggregare i nostri giovani all’insegna dello sport o di altri valori importanti della vita, e in cui alcune delle strutture private non sono a tutti sempre economicamente accessibili, l’Oratorio è un’isola dove è ancora possibile l’accoglienza gratuita, che non vuole nulla in cambio se non l’amore. Perché, in cambio, l’Oratorio chiede solo pace e misericordia; chiede di essere un luogo di pace e preghiera. E questa isola felice va protetta, anche contro chi, a volte ingenuamente, altre perché disabituato ai valori di condivisione fraterna e cristiana che animano l’Oratorio, crede di avere diritto più di altri di stare o di avere, ieri delle luci, oggi un orario prestabilito, e dopodomani chissà. E allora forse questa storia che raccontiamo, piccola o grande che sia, è solo un altro buon motivo per fare nuovamente la pace, come in famiglia, perché la parrocchia è davvero una grande famiglia.

I ragazzi dell’Oratorio P.G. Frassati