Nel comune tirrenico partiranno stasera le ronde o passeggiate notturne per la legalità come preferiscono chiamarle i gruppi e movimenti che le hanno organizzate. “È la risposta all’escalation di microcriminalità che ha investito il nostro territorio: scendiamo sulle strade per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di potenziare gli organici delle forze dell’ordine”, spiega Gabriele D’Intino dell’associazione 2punto11 al termine della riunione tenutasi ieri per coordinare i 50 volontari che si sono offerti. Un’onda di rivolta che non si ferma neanche di fronte alla contrarietà espressa dal Prefetto di Roma. “Rispettiamo il suo ruolo e ne apprezziamo lo sforzo – commenta Vincenzo D’Intino, anche lui nel piano di vigilanza – ma non abbiamo altra scelta. Sappiamo che il nostro è un atto forte ma è l’unico strumento democratico che abbiamo. È un’iniziativa provocatoria e a scadenza perché terminerà tra due settimane con una fiaccolata. Siamo per la non-violenza: le nostre uniche armi per contrastare la microcriminalità saranno le torce per fare luce e i cellulari per avvertire la polizia”. L’organizzazione è accurata. Aderiscono alle ronde una cinquantina di persone che assicureranno quaranta unità a notte suddivise per dieci auto. I responsabili dei movimenti che vi partecipano – 2punto11, Cittadini per Fiumicino, Movimento per la Gente di Fiumicino, Associazione Gente del Litorale – hanno suddiviso il territorio individuando gli obiettivi da monitorare. Tra questi via Valderoa e traverse, via Trincea delle Frasche, via Redipuglia, la zona del Ponte della Scafa e via della Scafa, Focene. Punto d’incontro piazza Grassi alle ore 22,30 per stare in movimento fino alle prime luci dell’alba. Da un’altra organizzazione, FareFiumicino, arriva l’accusa che il movimento non sia del tutto spontaneo. «I cittadini di cui si parla sono guidati da gruppi politici: noi vogliamo protezione dallo stato visto che paghiamo le tasse», sostengono. In realtà tra i volontari che faranno le passeggiate per la legalità c’è chi ha motivo forti per farlo. “Ho una figlia di 14 anni e dopo quello che è successo alla nostra famiglia e ciò che si vede in giro, voglio che fuori di casa sia al sicuro», dice Stefano Costa per spiegare le ragioni della sua adesione al piano. Stefano è il papà di Simone, il sedicenne che la sera dell’11 dicembre di tre anni fa, in un bar di Parco Leonardo, venne ucciso dal pugno di un bullo al quale aveva negato una sigaretta. «La mia adesione a questo progetto è a titolo personale”, tiene a precisare Costa. E c’è pure chi ha perso tutto con i furti in casa, tre in quattro anni in due abitazioni diverse. “I ladri a me e mia moglie hanno portato via tutto, hanno violato i nostri ricordi e i nostri affetti – specifica Luigi Germanò – Orologi di valore, gioielli, computer, cellulari ma anche i vestiti e persino le scarpe si sono presi. Non solo partecipo alle uscite di vigilanza ma ho proposto che bisogna prolungarle nel tempo: se vogliamo pizzicarli sul fatto, non dobbiamo limitarci a due sole settimane di presenza notturna sulle strade”.

(di Giulio Mancini – Il Messaggero)