Tale richiesta è stata rivolta al sindaco Canapini e al presidente del Consiglio comunale, Mauro Gonnelli, per onorare i morti dei rastrellamenti nazi-fascisti, presentando una mozione che impegna sindaco e giunta a dare vita ogni 27 gennaio, come previsto dalla legge n. 211 del 20 luglio 2000, alle celebrazioni pubbliche per le vittime della Shoa. Il documento invita inoltre sindaco e giunta a promuovere momenti pubblici di riflessioni per costruire una consapevolezza comune della tragicità degli eventi riferiti alla Shoah; e a realizzare iniziative nelle scuole pubbliche del territorio per rendere la Giornata della Memoria patrimonio condiviso delle attuali e future generazioni di fiumicinesi. “Abbiamo voluto presentare questa mozione – spiegano i consiglieri Calicchio, Cutolo, Califano, Vona e Zorzi – senza simboli di partito o polemiche, di cui non avvertiamo alcuna necessità, perché riteniamo che Fiumicino, la sua cittadinanza e la sua classe politica, debbano fare un salto di qualità verso l’universalità del concetto di progresso e per l’emancipazione dell’individuo da stereotipi pericolosi e dalle storture delle ideologie passate”. “La memoria ha bisogno di celebrazioni, poiché è necessario costruire una consapevolezza pubblica delle atrocità legate al passato anche recente, affinché queste non vengano dimenticate o peggio negate, con l’unico obiettivo di giustificare e mistificare un periodo storico buio e sinistro”. “La Shoah – scrivono – appartiene alla storia di tutti, ed è figlia di una cultura della sopraffazione la quale non dovrebbe più appartenere all’Europa e che invece, purtroppo, serpeggia ancora pericolosamente, alimentata quotidianamente con proclami e spot elettorali che inneggiano alla paura e alla ghettizzazione del diverso. Ne è testimonianza la promozione di politiche mirate all’esasperazione popolare invece che dell’integrazione, che portano poi a morti atroci, come le quattro anime innocenti, in un campo nomadi della Capitale, colpevoli di essere zingari. Gli eccidi del passato non pesano solo su chi li ha subito o su chi ne ha mantenuto la memoria. Ma su chi non ne ha consapevolezza per ignoranza, o chi lo rifiuta perché non gli appartiene”.