L’immagine della giornata resterà quell’eliambulanza gialla che non riusciva a trovare un posto per atterrare. Il segnale per decine di migliaia di persone che a Fregene era successo qualcosa di grave in spiaggia. Erano le 17.45 domenica quando l’elicottero è comparso nel cielo, come una gigantesca vespa impazzita cercava un varco per posarsi: lungomare, aree verdi, tanti inutili tentativi. Alla fine, alle 17.58, riuscirà a scendere sulla riva del mare tra i bagnanti del Lido e a scaricare medici e infermieri del 118. Che si sono precipitati a 200 metri di distanza sulla battigia dell’Oasi, scortati dai bagnini, sperando fosse ancora possibile salvare la vita di quell’uomo di 42 anni miracolosamente recuperato tra le onde.
“Eravamo in tanti a cercarlo, era finito nella buca tra il Patio e l’Oasi ma non si vedeva più, ad un certo punto è riemerso privo di sensi, l’ho afferrato a nuoto e l’ho portato a riva, aveva la bava alla bocca”, racconta Damiano Lionetti, il bagnino del Lido. Le hanno provate tutte per rianimarlo, prima gli assistenti bagnanti, poi i medici del 118, questi ultimi ininterrottamente per più di 20 minuti. Alla fine non c’è stato niente da fare, il cuore di Massimo M., si era fermato per sempre.
Era venuto a Fregene da Varese, dove abitava, sabato sera per festeggiare il compleanno di un amico. Si erano divertiti fino a tardi all’Ondanomala al Villaggio dei Pescatori e prima di partire si era concesso qualche ora di relax al mare molto mosso che non lo ha perdonato. Probabilmente l’uomo era già morto quando è arrivato a riva ma vedere l’eliambulanza che per quasi 15 minuti non riesce ad atterrare alimenta le polemiche.
“Qualcosa non ha funzionato – commenta Giovanni Bandiera medico chirurgo e presidente della Pro Loco – sappiamo quanto sia importante per la rianimazione la tempestività dell’intervento. Proprio qualche giorno fa Comune e tecnici dell’Ares 118 hanno indicato il campo sportivo come sito idoneo per atterraggio e decollo. Possibile che negli ultimi 20 anni non si è trovata ancora una soluzione? Inoltre nelle località balneari comunali da anni sono spariti dal lungomare i presidi “Spiagge Sicure” di primo soccorso con annesse le ambulanze. A Fregene in una domenica di luglio ci sono 100mila persone, come può bastare una sola ambulanza?”.
Facce scure tra i bagnini, addolorati per aver perso l’uomo ma anche provati da un week end in cui ne hanno salvati centinaia. “Anche con la bandiera rossa non possiamo impedire alla gente di entrare in mare – sbotta Simone Fabiani – nell’epoca dei droni andiamo ancora a fare i salvataggi con il pattino e il rullo. Siamo l’unico paese a non avere i cartelli che indicano correnti forti. In queste condizioni è un miracolo che non ci siano molte più vittime, il merito è dei miei colleghi che ogni giorno svolgono un lavoro eccezionale”.
Grande rispetto in spiaggia per la tragedia, tutti clienti dell’Oasi si sono ritirati a distanza. E mentre il corpo del 42enne veniva coperto da un lenzuolo, in attesa della polizia mortuaria, un avvocato romano chiedeva alle forze dell’ordine il permesso di avvicinarsi, si inginocchiava e pregava sulla sabbia per quella vita spezzata.