Da quasi un secolo la pineta di Fregene è un monumento naturale e per comprenderne il suo stato di salute è stato recentemente avviato uno studio scientifico da parte del Laboratorio di Dendrologia dell’Università della Tuscia di Viterbo (Dipartimento DAFNE). Le ricerche in corso, patrocinate dal Comune di Fiumicino e dalla Fondazione Anna Maria Catalano e coordinate dal Prof. Gianluca Piovesan, riguardano principalmente lo studio degli anelli legnosi (analisi dendrocronologiche) per comprendere l’età dei pini domestici (Pinus pinea L.) monumentali e lo stato di conservazione dell’ecosistema mediterraneo. Lo studio è inoltre oggetto di tesi di Marco De Angelis, studente del corso di laurea in “Scienze e tecnologie per la conservazione delle Foreste e della Natura” (SFN), sotto la supervisione del Prof. Gianluca Piovesan e del Dott. Alfredo Di Filippo, rispettivamente docenti di “Pianificazione ecologica del territorio forestale” e di “Botanica ed ecologia vegetale” nel corso di laurea in SFN.
I primi risultati sono a dir poco entusiasmanti: l’individuo più vetusto finora datato ha infatti un’età di 175 anni, fatto che colloca questa popolazione arborea al primo posto tra le pinete di pino domestico finora studiate lungo il litorale tirrenico (Lazio e Toscana; Rete Nazionale delle Pinete Vetuste Mediterranee). L’età rinvenuta è notevole per quel che riguarda la longevità dei pini mediterranei. Da un’analisi della letteratura scientifica presente a riguardo, è emerso che i valori di longevità massima generalmente riportati per questa specie sono compresi tra i 100-150 anni. Solo in un caso è stata riportata la presenza di una pineta con individui così vetusti in Spagna (170-175 anni). Ma è doveroso sottolineare che, mentre nel nostro caso sono stati rinvenuti diversi alberi con età superiore a 170 anni, nel caso spagnolo è stato riportato un unico albero di tale età. Se poi prendiamo in considerazione i siti che riportano informazioni sugli alberi monumentali (ad esempio: http://www.monumentaltrees.com/en/trees/pinuspinea/records/), a fianco di un pino domestico piantato nel 1846 (167 anni) all’interno dei Royal Botanic Gardens di Kew (Inghilterra), viene riportato un unico esemplare in Spagna con 193 anni, che si candida ad essere il più vecchio esistente. Bisogna però notare che la sua età non è stata certificata con un metodo scientifico (come avviene mediante le analisi dendrocronologiche). Infatti nel caso del pino spagnolo viene espresso un errore di stima di 40 anni, che riporta la longevità osservata nel campo di variazione dei valori prima descritti.
L’età rinvenuta nei pini di Fregene probabilmente costituisce un limite massimo di longevità che per il pino domestico può essere collocata intorno ai 200 anni. Inoltre, nel caso di Fregene si può parlare di una vera e propria “pineta vetusta” poiché qui siamo di fronte ad un’intera popolazione di alberi vetusti. Queste evidenze avvalorano ulteriormente l’importanza di proteggere e valorizzare questo ecosistema, unico all’interno del paesaggio storico costiero tirrenico, non solo per il suo valore storico-culturale, ma anche per quello botanico e, più in generale, ecologico.
Una volta ultimate le analisi dendrocronologiche (relative alla datazione scientifica degli anelli legnosi) gli studi procederanno con analisi più dettagliate che riguarderanno lo studio della crescita di questi pini, con particolare riferimento ai fattori climatici che ne controllano la variabilità nel tempo. Queste analisi consentiranno di valutare lo stato di vigore vegetativo dei pini monumentali e di valutare come questa importante Pineta stia reagendo al recente inaridimento climatico nonché ad altri fattori di disturbo antropico.
Sicuramente la longevità del pino domestico testimonia che la scelta di Clemente IX nel 1666 di ricorrere a questa specie per rimboschire il litorale nell’ambito delle opere di bonifica fu lungimirante. Le pinete litoranee, create dall’uomo a formare ampie selve che, secondo le descrizioni di alcuni autori, nel passato “coronavano i curvi lidi formando come una ghirlanda intorno al mare”, sono state poi dall’uomo stesso ampiamente distrutte. Il pino domestico era talmente utile ai romani al punto che nei pressi dei principali porti del Mediterraneo settentrionale si rinvengono ancora oggi lussureggianti pinete. È stato inoltre ipotizzato che il nome di Fregene derivi da mercanti turchi provenienti dalla Frigia (Asia Minore) durante la dominazione etrusca dell’area. E del resto sempre in Frigia è iniziato il culto delle divinità Cibele e Attis, la Dea Madre ed il suo figlio-amante trasformato proprio in un pino domestico. La sacralità di questo albero è testimoniata dal fatto che già gli antichi greci lo distinguevano, chiamandolo peukè, da tutti gli altri pini, denominati pythis. Gli antichi romani adoravano questo pino come albero sacro, simboleggiante il dio Attis, la cui morte e resurrezione simboleggiava la rinascita vegetativa della primavera. Cibele ed Attis erano celebrati tra il 15 e il 28 marzo nella festività romana del Sanguem o Dies Sanguinis. Il 22 marzo, nella processione Arbor intrat (“Entra l’albero”), per celebrare la morte di Attis si tagliava un pino, fasciandolo ed ornandolo, poi trasportato dai “dendrofori” (“portatori dell’albero”) fino al tempio di Cibele, dove avveniva la commemorazione funebre di Attis. Il pino decorato era poi chiuso nei sotterranei del tempio, da cui veniva rimosso l’anno successivo. La pineta monumentale e vetusta di Fregene si candida quindi a divenire un punto di riferimento di rilievo internazionale sia per gli aspetti naturalistici, sia per quelli storico-paesaggistici.

 

di Alfredo Di Filippo – Ricercatore dell’Università della Tuscia