Giunti in questo Paradiso (Fregene) mio padre prese in affitto un cottage in via Roseto degli Abruzzi 18. Era uno dei villini immersi nella pineta della prima società (Fregene Domus) costruiti in tre diversi tagli. Bisognava continuare gli studi, la scuola elementare più vicina era a Maccarese, quindi ogni mattina con una piccola bici comprata dal famoso ciclista locale, “Maggiolino”, attraversavo la pineta mi dirigevo verso il cancello di uscita del paese. Viale della Pineta costeggiava un viottolo chiamato “il binarietto”, lungo il quale i miei compagni venivano a piedi a scuola in particolare dal “Cantiere”. Alcuni erano invidiosi per la mia bici e così all’uscita di scuola trovavo spesso le gomme sgonfie. I bambini della pineta non avevano spazi per giocare al calcio, allora unico sport possibile, quindi dovevamo andare a giocare nella zona del “Cantiere” dove c’era un enorme spazio libero dalla vegetazione.
Gli ultimi anni delle elementari sono trascorsi con tanta naturalezza. Tutte le domeniche mio padre ci portava a visitare luoghi di culto e musei della città eterna. Nella quinta elementare ebbi la bellissima notizia da mia madre: “mi compravano” un fratellino: “Patrizio 1950”. In quest’anno mio padre aveva capito che non poteva continuare il lavoro propostogli dal suo amico e quindi capitò che i signori Fagnani, che avevano costruito i locali tutt’ora in essere su viale Castellammare, gli proponessero l’apertura di un’attività commerciale. Iniziò quindi l’avventura della “Bottega di Bitelli” in cui svolgeva anche l’attività di agente immobiliare, essendo iscritto all’albo e facente parte dell’Associazione dei Provibiri del Lazio con il logo A.V.E. (affitti e vendite). Davanti c’era il distributore di benzina e l’officina meccanica in cui lavorava giovanissimo Luciano Zardetto.
Era la fine della scuola elementare, bisognava frequentare la scuola media, quindi andare in città per proseguire gli studi. Mio padre disturbò addirittura l’allora Ministro della Pubblica Istruzione Resta, che aveva la villa di fronte alla bottega. Mi trovò la scuola tra Castro Pretorio capolinea dei pullman e la stazione Termini. Il pullman della SAR (Società Autolinee Roma) aveva il deposito al “Cantiere” e gli autisti, Gerardo Fiorentini e Umberto Morbidelli, per andare al capolinea che era a Fregene sud, ci segnalavano con il clacson la partenza. Infatti si vedevano uscire i ragazzi di corsa per non perdere l’autobus.
Il primo giorno di scuola mio padre mi accompagnò e mi disse “questa è la scuola, ricordati che io sono impegnato in “bottaiga” (bottega in bolognese) e non posso più accompagnarti”. Avevo 10 anni, uscivano alle 14.00 e il pullman partiva alla stessa ora, alcune volte lo perdevo e passavo i pomeriggi nel cortile della Chiesa del Sacro Cuore a via Marsala giocando a palla o a rincorrerci, oppure facendo finta di studiare sotto i sotterranei della stazione Termini dove avevano allestito la mostra dell’aldilà: riferita alle repubbliche sovietiche, era il periodo in cui la DC spadroneggiava. Il primo treno era alle 18.15 dal XIII binario. Era faticoso passare una giornata in città pensando che i miei amici in paese erano all’oratorio con il mitico Don Cesare. Purtroppo in seconda media per questo continuo perdere il pullman, ebbi una discussione molto accesa con l’insegnante di religione e mi lasciai andare a offese pesanti nei suoi confronti perché avevano negato la richiesta fatta da mio padre di uscita prima della fine delle lezioni. L’insegnante mi mise 6 in condotta e così dovetti ripetere l’anno: che tristezza!
Dei pomeriggi che rimanevo in città, alcuni venivano utilizzati facendo acquisti per mia madre, visto che lei continuava il lavoro di sarta (si era creata un laboratorio in casa con più di 10 ragazze che venivano a imparare la sua arte, alcune di loro le sono rimaste vicino fino alla fine: Claudia, Iside, etc.). Mi faceva un elenco di merci tipo fodere, bottoni, riviste di moda francese e io raggiungevo con il 64 la zona di Campo de Fiori dove c’erano i negozi di fornitura per sarte e Largo Arenula una storica edicola. In più facevo anche acquisti per mio padre per la bottega: cartoleria, calzature e altri articoli, in particolare mi recavo presso un magazzino “Censori” che emanava un profumo di dolciumi che mi piaceva frequentare e lì trovavo cartoccetti chiamati “pesche”, c’erano sorprese di cui i bambini andavano pazzi: si trovavano caramelle e piccoli giocattoli.
Terminate le medie mio padre mi consigliò di prendere la scuola di elettronica, era la scelta valida dell’epoca. La scuola principale era a Monte Mario. Non c’erano posti liberi e le per le tante richieste venne aperta una succursale sulla Tiburtina a Casal Bertone. Bisognava prendere tre mezzi per arrivare all’ingresso alle 8.30 e arrivando un minuto più tardi della campanella venivi respinto e rimandato a casa. Della zona eravamo io e Tonino Ravoni di Maccarese. Per questo motivo iniziai a marinare la scuola per molti giorni non per colpa nostra. Così il profitto non era dei migliori. Papà intanto continuava nella sua attività di musicista e nel tempo libero si divertiva a suonare il violino con un gruppo musicale, nella foto in basso una serata nei primi anni ’50 alla Trattoria Angelini

Continua…

Vittorio Bitelli