In manovra si urta un guard rail? A parte i danni al mezzo, per il quelli al bene pubblico la si può fare tranquillamente franca. Tanto pagheremo noi. È questa la morale, in sintesi, di quanto successo sul ponte dell’Arrone l’1 giugno.
Il perché un episodio del genere accada proprio lì è noto a tutti: la strada stretta e il traffico intenso in entrata e uscita su viale Castel san Giorgio costringono chi guida a manovre forzatamente a rischio, che spesso sono stati anche all’origine di pericolosi incidenti. Come è nota la soluzione, il nuovo ponte sull’Arrone che, dopo un lunghissimo iter, è ora inserito nelle opere finanziate e in attesa di bando di gara. Niente di nuovo, quindi, compresa la considerazione che nel frattempo tutte le innumerevoli riparazioni che si sono rese necessarie negli per ripristinare la sicurezza stradale sull’attuale ponte hanno finito per gravare come al solito sulla collettività.
E proprio partendo da questa considerazione che Mauro, il testimone dell’incidente dell’1 giugno, ci ha raccontato il suo gesto fin troppo rischioso e rivelatosi poi del tutto inutile. “Ero in moto quando ho notato un tir che, mentre imboccava il ponte in direzione autostrada, ha divelto una parte del guard rail. Pensavo si fermasse per controllare l’accaduto, invece quando ho visto che proseguiva come nulla fosse mi è venuto d’istinto seguirlo perchè, a parte i danni al suo mezzo, aveva comunque danneggiato anche un bene comune. Quando ha rallentato in prossimità del casello, ho fatto cenno all’autista di fermarsi. Mentre scendeva mi sono dato del matto, magari potevano essere più di uno e pure pericolosi, ma per fortuna l’autista, straniero, si è limitato a dire alla meglio di non essersi accorto di nulla. Proprio in quel momento passava di lì un’auto dei carabinieri – prosegue Mauro – io li ho subito informato dei fatti ma loro mi hanno risposto che avevano altri compiti da svolgere in quel momento e di rivolgermi alla polizia locale. A quel punto, presi i dati e non avendo certo l’autorità di trattenerlo, sono andato a lavoro, e subito ho chiamato i vigili. La risposta però è stata desolante: non era possibile nessuna denuncia via telefono ma solo di persona e, per di più, presso gli uffici di Fiumicino. Insomma – conclude Mauro – per non essermi fatto i fatti miei, non solo ho rischiato un diverbio che poteva finire chissà come ma dovevo anche perdere mezza giornata per la denuncia. Ovvio che a quel punto ho lasciato perdere”. Caro Mauro, a essere del tutto sinceri, sei stato coraggioso quanto ingenuo. Ma non lo sai che qui alla fine paga sempre tutto Pantalone?