La cosa peggiore che può accadere è quella di farsi prendere dal panico. Ed è proprio quello che è successo questa mattina ad un certo numero di genitori quando hanno saputo che una bambina delle scuole medie da venerdì scorso è rimasta a casa perché il pediatra le ha diagnosticato la scabbia. Un panico che si è allargato anche alle altre classi quando si è diffusa la notizia che la bambina ha tre fratelli che frequentano, oltre alle medie, anche elementari e materna. La prima reazione generale è stata quella di ritirare i bambini dalle classi, così molti banchi dell’Istituto Comprensivo questa mattina erano vuoti.

Il tam tam è arrivato fino al sindaco e all’assessore alla scuola che insieme hanno chiesto alla Asl spiegazioni e informazioni. “Abbiamo allertato con una nota i responsabili del servizio sanitario locale – ha detto Paolo Calicchio, assessore comunale alla Scuola – ci hanno detto che a loro non risulta niente, cioè non è stata fatta alcuna comunicazione ufficiale da parte di medici, pronto soccorso o ospedali”.

“Anche la scuola si è immediatamente attivata con la Asl e i responsabili dei servizi – ha chiarito Isabella Ponzi, il dirigente della scuola – la mamma della bambina ci ha confermato che il loro pediatra ha fatto questa diagnosi, c’erano due bollicine su un braccio. Anche se si tratta al momento di un solo sospetto, visto che alla Asl non è stato ancora ufficialmente segnalato il caso come previsto dalla legge, noi abbiamo per precauzione attivato quello che è previsto in questi casi dal protocollo: la pulizia delle aule, in particolare dei banchi, in tutte le aule della scuola”. 

Nessuna chiusura e nessuna disinfestazione sono infatti previste in questi casi dalla Asl, considerato che la scabbia è provocata da un acaro, il “Sarcoptes Scabiei”, un parassita che colpisce l’uomo e alcuni animali e che i rischi di un contagio indiretto attraverso oggetti è molto basso. 

“Bisogna calcolare che questo acaro quando è lontano dall’uomo ha una vita molto breve – spiega la Ponzi che è una biologa – il contagio avviene attraverso un contatto diretto con la pelle oppure indossando gli stessi indumenti, quindi i genitori devono stare tranquilli perché la bambina non viene a scuola da venerdì, così come i suoi fratellini che invece non risultano contagiati”. 

Ma l’allarme rimane, tutti i genitori dei bambini della scuola si sono messi a cercare i sintomi della malattia: bollicine e pruriti sono finiti sotto la lente di ingrandimento. E in giro non si trova più la crema che in pochi giorni fa sparire le bollicine, la psicosi è arrivata persino in farmacia. 

Un allarme ingiustificato considerato che gli stessi fratellini della bambina sospettata di aver contratto la malattia, da cui si guarisce in pochi giorni, non sono stati contagiati pur stando sotto lo stesso tetto. 

Tutto sarebbe partito da due altri bambini, che non abitano a Fregene, che avevano la scabbia e che si sono fermati a dormire nei giorni scorsi a casa della famiglia. È stata la mamma di questi ultimi, una volta che si è accorta della patologia, ad avvisare l’amica che ha poi portato subito la figlia dal pediatra per quelle due bollicine sospette sul braccio. E il pediatra avrebbe confermato la malattia. 

Domani, se il medico avrà comunicato alla Asl il caso di scabbia, l’azienda sanitaria attiverà il protocollo. Che in sostanza è già stato disposto in via cautelare dal dirigente scolastico, quindi non cambierà nulla per i bambini e per le loro famiglie.

“È la parola scabbia che mette paura ma se vogliamo fare un confronto, tanto per dare una idea, a parità di individuazione, è molto peggio avere la pediculosi, ovvero i pidocchi, che sono molto più difficili da eliminare”, dice un funzionario scolastico con lunga esperienza.

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