Una cosa è certa, era un passatempo che costava poco. E per un periodo come quello, anni ’50-‘60, coinvolgeva un gran numero di ragazzi. Bastava avere un giradischi, alcuni dischi, spuma, aranciata, chinotto e panini all’olio con una fettina di salame, tassativamente, Milano. Tutto avveniva in un garage, in una stanza di casa per chi ne aveva tre. Figura di rilievo l’addetto alle luci durante i balli lenti, che non erano proprio stroboscopiche, ma il loro spegnimento serviva a facilitare un piccolo approccio, che al massimo culminava in una carezza. Passavano così le domeniche invernali, dalle 15 alle 18, ora del rientro a casa delle ragazze, molto rare a dire il vero. Svago di un’età spensierata aveva nelle sorelle Ercolani un punto di riferimento, delle quali Liliana eccelleva per maestria danzante, e in un locale adiacente al loro bar, impartivano lezioni a volenterosi amici ballerini e ballerine dalle movenze piuttosto impacciate. Indimenticabili le feste di Carnevale a casa delle sorelle Guatieri, dove foto d’epoca testimoniano l’estro di travestimenti esilaranti di personaggi noti della Fregene di oggi. Ma c’erano anche le balere “pubbliche”. Al Cantiere, ‘Il Piantone’, gestita da Bernardino, “Ciarremette” per gli amici musicanti, capostipite e fautore dell’epopea della famiglia Angelini e così chiamata per la presenza di una imponente quercia. Situata di fronte alla attuale banca, poteva offrire anche un’orchestra d’eccezione formata da Giovanni Bitelli, violino, Vittorio Francia e ‘Stufatino’ che si alternavano alla fisarmonica, Mambrin, contrabbasso, Mario Monfreda, batteria, e una giovane cantante, mora e riccioluta, della quale non ricordiamo il nome. A villa Vespa, in via Volosca, si ballava di fronte alla casa di Fellini e l’attività ferveva freneticamente sulle le note professionali del maestro Mimmo Rolandi e le estemporanee esibizioni canore di ‘Gino Mestiere’. Le velleità saltellanti dei giovani locali trovavano ampio sfogo nella famosa ‘ballatora’ di Maccarese, ricavata in uno dei grandi ambienti della Casa del Fascio oggi Casa della Partecipazione. Allestita con sedie in paglia disposte perimetralmente, le sparute ragazze aspettavano pazienti l’eventuale invito. Come non ricordare l’effervescente Mafalda, che alla richiesta di un ‘femo un torcolo’(ballo), rispondeva: ‘Càzo… so qua par queo!’. Con l’arrivo della bella stagione l’euforia danzante si spostava all’aperto. Sempre a Maccarese ‘Il Palmeto’, vicino al campo di calcio E. Darra, era il naturale trasferimento della versione invernale e se non sapevi ballare potevi almeno godere la musica al fresco delle palme e dei pioppi. A Fregene, in via Bagnoli, nella palazzina che ha poi ospitato per quarant’anni il Posto di Polizia di Stato, allora di proprietà del noto politico liberale Aldo Bozzi, e che una recente ripulitura ne ha rimesso in luce le piacevoli linee architettoniche, L’Arcobaleno, ritrovo un po’ d’elite, ti faceva incontrare anche personaggi dello spettacolo. Ma il luogo più ambito era il piazzale dello stabilimento ‘La Nave’, dove dal 1957 ancora riecheggiano le note di ‘Only you’ degli indimenticati Platters, presentati al pubblico da un giovane esordiente Little Tony. Poi la musica cambiò registro e vennero le discoteche negli stabilimenti balneari e i nostri amici romani facevano anche tre ore di fila per un ballo notturno in riva al mare al chiaro di luna.

di Tizio Pratibelli