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Ma si tratta di una battaglia impari, troppe le persone che continuano a gettare sacchetti nelle vie, nel bosco, nella macchia mediterranea, ovunque possano farlo senza essere visti.
In viale Tirrenia, dal cancello di via Iesolo fino al depuratore, ai lati della strada sono sbucati tanti sacchetti colorati, di fronte all’Oratorio in via Porto Conte, per non parlare delle strade sterrate di Maccarese.
Le guardie ambientali, nonostante la firma della Convenzione di qualche settimana fa, non si sono mai viste da queste parti e senza di loro non esiste la minima possibilità che il fenomeno si riduca.
Se la maggior parte delle persone si comporta in un modo egregio, rispondendo al porta a porta, partecipando, cercando di migliorare con consigli il servizio, quel migliaio di famiglie che a Fregene non ha ancora ritirato i mastelli, più tutte quelle (almeno altrettante) che non hanno mai pagato la tassa e non hanno alcuna intenzione di farlo, generano una situazione al limite della decenza.
Abbandonare i rifiuti in giro, nei boschi, in pineta, più di ogni possibile interpretazione, spiegazione sociologica, economica, rappresenta uno specchio fedele del livello di civiltà “raggiunto” da una parte consistente di persone. Alla faccia dell’azione delle scuole sui giovani, sul rispetto per l’ambiente, per la natura, per l’educazione civica, i programmi ecoschool e tutta la straordinaria azione delle associazioni ambientaliste e di quelle che si impegnano nel sociale.
Quando famiglie più che benestanti, con ville milionarie, obbligano il filippino o il giardiniere a disfarsi quotidianamente dei rifiuti perché non vogliono pagare la Tarsu e poi magari sono i primi a criticare l’inefficienza dei servizi pubblici, più che di ipocrisia dilagante, salta il patto che è alla base di una società civile.
Rabbia, frustrazione, ma anche sconfitta bruciante per chiunque ha sempre avuto la speranza di veder sempre più rafforzati quei valori di riferimento di qualunque forma di convivenza sociale.