E ciò che è veramente sconcertante sono le motivazioni per cui i lavori sono al palo. L’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale del Lazio, ha impugnato di fronte al Tar – chiedendone l’annullamento parziale – il decreto interministeriale (Ambiente e Beni culturali) che lo scorso 8 agosto ha approvato la Valutazione di impatto ambientale dei lavori( Via). Un decreto che – va ricordato – è stato tenuto fermo per mesi sulla scrivania dei ministri competenti in attesa di firma. Oggi si scopre che per autorizzare i lavori i ministeri competenti hanno previsto una gran quantità di prescrizioni a tutela dell’ambiente ponendo in carico quegli adempimenti all’Arpa. Peccato che l’agenzia – che tra l’altro non è stata consultata – non sia l’organo competente per fare quei controlli, tantomeno può prendere ordini dall’esecutivo o dalla pubblica amministrazione perchè è un ente alle dirette dipendenze della regione Lazio. “L’autorità di governo, debordando dalle proprie competenze e attribuzioni, senza svolgere adeguata istruttoria ed in contrasto con le norme che disciplinano il giusto procedimento amministrativo, ha posto a carico di Arpa una serie di adempimenti estremamente gravosi” si legge nel testo dell’impugnativa. Tra l’altro, a fronte di tanti oneri, le amministrazioni pubbliche non si sono poste neanche il problema di stanziare un qualche finanziamento a copertura. Se poi si entra nel merito delle prescrizioni che Arpa viene chiamata ad attuare, non si può certo biasimare la reazione dell’agenzia.
Arpa viene chiamata a tenere sotto controllo una falda che può subire interferenze dal cantiere; le viene richiesta “una relazione idrologica e idrogeologica dell’intera area” ed eventualmente “misure di contenimento in caso di interferenza”. E ancora: poichè si rende necessario il taglio di alberi nella zona attorno all’aeroporto, viene richiesto “uno studio naturalistico che dettagli per ogni specie arborea il numero di esemplari presenti e da abbattere, lo stato di qualità e l’anno di ciclo vegetativo”.
L’area destinata a rimboschimento “dovrà essere funzionale alla realizzazione di un parco ambientale a fruizione pubblica, alla diffusione della biodiversità” e deve fare da collegamento con l’area archeologica del Parco di Traiano. Poi è richiesto il monitoraggio della qualità dell’aria, del rumore, uno studio ornitologico sul popolamento avifaunistico della zona. Il tutto senza nemmeno chiedere se Arpa è in grado di farlo. E, come specifica lo stesso decreto, è stato previsto senza attendere un parere della regione Lazio sulla questione.
Nell’impugnativa si fa garbatamente osservare che forse l’istituzione da chiamare in causa forse era l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Che si sia trattato di un errore nell’individuazione dell’ente competente, o di un puro e semplice abuso di potere, come si sostiene nell’impugnativa, l’esito finale non cambia. Certo, se questo è il metodo non c’è da stupirsi se l’Italia non riesca a risollevarsi dalla crisi”.

(Laura Serafini Il Sole 24 Ore)