Nel blog del portale dell’associazione ambientalista con il titolo “Il nuovo porto turistico di Fiumicino, quando un’opera di ecocompatibile ha solo il nome” è uscito un articolo molto critico sull’opera che pubblichiamo:
“Negli ultimi anni stiamo assistendo al varo di decine di progetti relativi ad infrastrutture portuali nella nostra regione. Queste proposte troverebbero secondo le Amministrazioni riscontro di regolamentazione nel presunto ”aggiornamento del piano di coordinamento dei porti della regione Lazio” del 1998 che ha stabilito quanti porti o approdi potessero essere realizzati sulla nostra costa, il numero di posti barca previsti e la tipologia dell’approdo; tale programmazione sembrerebbe essere stata poi confermata nel “piano della mobilità della regione Lazio” le cui linee guida sono state emanate nel 2006.
Nel contesto di questa “escalation degli approdi” si è inserita ieri mattina la presentazione della progettazione relativa al nuovo porto turistico di Fiumicino la cui realizzazione, stando a quanto si apprende dalla stampa, presenterebbe notevoli criticità ambientali connesse alla sua posizione ed al suo dimensionamento: 77 opere a mare, 27 a terra e 5 per l´area cantieristica, strade, infrastrutture e centri commerciali. Questi numeri indicano che l’opera non può assolutamente essere definita ecocompatibile.
Questa opera rappresenta un doppione. A cosa servono due porti turistici posti a poche centinaia di metri l’uno dall’altro? Ricordiamo che per il porto turistico di Ostia è già previsto l’ampliamento e osserviamo, inoltre, che è in programma la realizzazione di un terzo porto commerciale – crocieristico. Tre porti nel breve spazio di qualche chilometro.
La dimensione degli interventi portuali previsti, oltre al prevedibile danno ambientale, avrà forti ripercussioni sulle strutture ed infrastrutture dell’entroterra.
È noto a tutti che negli ultimi anni la costa ha continuato a soffrire per un fenomeno iniziato ormai da più di 30 anni che ha subito un’accelerazione nell’ultimo decennio: l’erosione costiera. Dai dati che emergono da studi nazionale e internazionali riguardo al fenomeno risulta abbastanza evidente il ruolo preminente giocato da strutture e infrastrutture rigide protese in mare, nella fattispecie porti, scogliere e approdi; tali strutture infatti deviano verso il largo, o arrestano determinandone l’accumulo sottoflutto, dei sedimenti fluviali che costituiscono il materiale di ripascimento naturale con la deposizione sulle coste sabbiose e creando giochi di correnti che sovraflutto invece determinano una erosione molto accentuata.
In effetti il problema erosione è stato attentamente studiato, tanto che la regione ha prodotto una serie di documenti legislativi, sono state deliberate leggi regionale per la difesa delle coste e la nostra regione è entrata come partner in progetti internazionali per il monitoraggio e la difesa delle coste dal fenomeno erosivo.
Paradossalmente, invece, nulla è stato fatto per modificare i progetti già approvati da decine di amministrazioni; tutti i progetti in questione, e quello di Fiumicino non fa eccezione, prevedono la costruzione di moli e avamporti rigidi protesi per decine e a volte per centinaia di metri a mare. Esistono studi sull’impatto ambientale di tali strutture e sulle modificazioni che non sono solo sulla linea di costa ma anche su tutti gli ecosistemi che insistono su questa particolare struttura geologica che è la duna.
"Ancora una volta assistiamo alla presentazione di Piani e Programmi privi della Valutazione Ambientale Strategica, strumento obbligatorio al fine di comprendere realmente il raggio degli effetti delle scelte dell’ Ammministrazione sul territorio a salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini – dichiara Vanessa Ranieri Presidente del WWF Lazio – È inaccettabile e ricorreremo in tutte le sedi nazionali ed europee per porre fine a questo comportamento che ogni anno determina un danno ambientale incalcolabile e soprattutto erariale per condanne da parte della Comunità Europea per l’inosservanza dei principi comunitari, a cui tutti noi cittadini dobbiamo fare fronte economicamente".