“Quel portone di via Nazionale, dagli avvenimenti che il 24 marzo del 1979 irruppero e sconvolsero la Banca d’Italia Mario Sarcinelli lo ha attraversato spesso, per ascoltare le Considerazioni finali o per visite di cortesia, ma mai per parlare od intervenire a convegni e cerimonie. Ieri invece lo ha fatto «solo dopo forti titubanze», rompendo un silenzio di trent’anni per ricordare nel ventennale della sua morte l’ex governatore Paolo Baffi, che divise con lui le sofferenze dell’inchiesta giudiziaria sulla vicenda Imi-Sir e del blitz della Procura di Roma. A Baffi venne tolto il passaporto mentre all’allora vicedirettore generale, responsabile della Vigilanza, Mario Sarcinelli, più giovane, toccarono due settimane di carcere. Il pieno proscioglimento arrivò due anni dopo ma il dolore provato è rimasto: «Anche se non l’ho rimosso, non mi piace parlarne o sentire parlare perché ravviva con la sofferenza inflitta a me e alla mia famiglia, lo sdegno per le ingiustizie di cui gli ordinamenti del nostro Paese sono capaci», ha affermato commosso. «Nella mia ormai lunga vita ho sempre cercato di lavorare per il bène pubblico e servito come pubblico funzionario con risultati che non spetta a me valutare: invece sono sempre ricordato per un incidente grave, ma che nella temperie degli Anni 70 e 80 occorse a molti, certamente a troppi» ha spiegato con una punta di amarezza Sarcinelli, attuale presidente di Dexia-Crediop, che uscito dalla Banca d’Italia ha ricoperto incarichi al vertice di banche ed è stato anche ministro. «Prendendo oggi la parola interrompo il mio silenzio in questa casa» ha aggiunto ancora svelando di essere stato «molto tentato di continuare ad osservare il silenzio: ma ho riflettuto che trent’anni, nel comune sentire odierno, sono meglio accettati dell’ergastolo e, soprattutto, che se il silenzio era da infrangere poteva avvenire solo per rispetto e per affetto verso Paolo Baffi».Il ricordo di Baffi e della sua opera al vertice della Banca «Italia è stata anche l’occasione per l’attuale governatore Mario Draghi di mettere in luce «l’abito di rigore e di spiccato senso dello Stato» che la Banca «continua a mantenere», senza per questo «essere conservatrice: la curiosità per l’innovazione è forte» Quella di Bankitalia ha aggiunto Draghi è «una reputazione fondata su tre pilastri: aggiornamento metodologico, precisa e ampia documentazione statistica, indipendenza da istruzioni politiche ma profondo interesse per la cosa pubblica».(Stefania Tamburello)