Diffusosi in tutta Italia, dal suo arrivo sulla nostra costa ha seminato distruzione un po’ ovunque arrecando gravi danni anche al patrimonio arboreo di Fregene e Maccarese; tra piante essiccate ancora in piedi e quelle abbattute, non è azzardato parlare di centinaia di esemplari sul litorale romano. L’impegno però non è risultato vano, e ora, annuncia Enzo Paglialunga “anche le palme che sono state attaccate possono avere buone possibilità di essere salvate”. L’importante, aggiunge subito Enzo, è che “si intervenga in tempo utile, appena cioè la chioma riveli un aspetto sofferente”. Se così è, l’intervento dei tecnici specializzati con trattamenti endoterapici e irrorazioni della chioma oggi è in grado di debellare l’attacco e salvare la pianta. “Prima d’ora – spiega Enzo – l’unica cura possibile era la prevenzione in quanto, una volta penetrato nel fusto, le probabilità di salvezza dal parassita erano minime se non nulle. La scoperta di questi trattamenti è quindi un grande passo in avanti. Attenzione, però, la prevenzione rimane sempre la cura migliore”.E anche la soluzione più conveniente, visto che il trattamento preventivo ha un costo sicuramente minore di quello ad attacco avvenuto. Il cui costo non supera certo le spese da sostenere per l’abbattimento della pianta. “Devo dare atto alla popolazione di Fregene di aver dimostrato molta attenzione al problema – precisa Paglialunga – sono stati in  tanti a rivolgersi a noi, come ai nostri colleghi, per trattamenti preventivi e questo ha permesso di salvare un grande numero di palme. La possibilità che ora si è aperta di curare le piante attaccate non deve però fare abbassare la guardia. Guai ad esitare. La velocità dell’intervento rimane fondamentale per la sua riuscita”. Sempre a patto che venga eseguito da personale che sappia come usare i trattamenti in quanto, in caso di sbagliato dosaggio e/o errata applicazione, oltre a rivelarsi inutili per la pianta possono causare seri danni ambientali e di salute.