È bene sottolineare che si tratta di persone che al momento sono indagate, il cui coinvolgimento in alcuni casi è legato solo al ruolo ricoperto. Complessivamente sono 21 (sette dei quali arrestati), tra i quali spicca il nome di Piero Marrazzo, l’ex presidente della Regione Lazio, dimessosi nel 2009, accusato di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico per aver dato l’ok alla realizzazione del termovalorizzatore di Albano da parte del consorzio Coema, dietro cui, secondo la Procura, c’è la figura del «Supremo» Cerroni. Un’ordinanza illegittima per i magistrati perché la carica di Marrazzo come commissario straordinario per l’emergenza rifiuti era cessata il 30 giugno del 2008, mentre il documento fu emanato il 22 ottobre dello stesso anno. Marrazzo, quindi, non aveva più la competenza necessaria per emanare quell’atto che, sempre secondo la Procura, aveva lo scopo di “consentire al consorzio Colari di iniziare i lavori di realizzazione dell’impianto entro il 31 dicembre 2008 (cosa che altrimenti non sarebbe stata possibile in assenza di autorizzazione ambientale integrata, ancora in istruttoria) e così di non decadere dagli incentivi pubblici, la cui elargizione era normativamente condizionata a detto requisito”.

Tra i politici presenti nella lista ci sono anche Giovanni Hermanin, ex assessore del Pd in Campidoglio nonché ex presidente dell’Ama fino all’arrivo dell’amministrazione Alemanno, e Mario di Carlo, deceduto nel 2011, dimessosi dall’incarico di assessore alle Politiche della Casa con delega ai rifiuti della Regione Lazio, in seguito a un fuori onda trasmesso da Report proprio nell’ambito di un’inchiesta giornalistica sull’impero costruito da Cerroni. Tra gli indagati anche alcuni dirigenti di punta della Regione guidata da Renata Polverini come Romano Giovannetti, capo segreteria dell’ex assessore alle Attività produttive e politiche dei rifiuti Pietro di Paolantonio, Giovanna Bargagna, responsabile della Direzione Generale Ambiente e Cooperazione tra i popoli della Regione Lazio e Mario Marotta, ex direttore generale del settore rifiuti della Regione, l’uomo che la Polverini affiancò al Prefetto Pecoraro, incaricato di individuare i siti per le discariche provvisorie.

Nella lista sono presenti anche collaboratori di Cerroni, da Mauro Zagaroli, direttore tecnico del consorzio laziale Colari, a Italia Magnante, segretaria e factotum di varie società riconducibili al re dei rifiuti, da Marco Muratori, direttore dei lavori della cava di sabbia e ghiaia a Monti dell’Ortaccio, a Fabio Ermolli, dirigente Arpa Lazio assunto nel 2008, dopo essere stato per anni direttore tecnico degli impianti della Systema Ambiente, società riconducibile direttamente a Cerroni.
Tra gli indagati anche Bruno Guidobaldi, direttore dell’impianto di trattamento meccanico biologico gestito da Pontina Ambiente; Stefano Bellu, amministratore unico della società Sestilia Fondiaria; Carmelina Scaglione, presidente Cda della Società Pisana Immobiliare; Flaviano Ruscitti, consigliere amministrazione della Società Pisana Immobiliare; Avilio Presutti, legale del consorzio Coema. Citati nelle carte della Procura anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini e l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini, i quali però non sono indagati.

Il Tempo – Andrea Barcariol