I due attentati, di stampo terroristico, secondo il magistrato, sarebbero stati da imputare all’organizzazione dell’attivista Abu Nidal, nonché al governo siriano che avrebbe dato il proprio appoggio. L’uomo, che fu anche un politico in terra siriana, fondò il Consiglio Rivoluzionario di al-Fath, da cui fu espulso nel 1974, dopo che venne accusato di star congiurando alla vita del leader palestinese Arafat. Processato in Palestina, venne condannato a morte, pena da cui sfuggì. Chiamato anche “Il Segretario”, fu poi ucciso nel 2002 a Baghdad, secondo alcuni su ordine di Saddam Hussein. Nel decenni di attività terroristica, portò a compimento circa novanta attentati, tra cui quello, appunto, l’assalto ai voli delle compagnie israeliana El Al e statunitense TWA all’aeroporto di Fiumicino il 27 dicembre 1985. Quel giorno, un comando terroristico di quattro uomini armati irruppe nello scalo romano: lanciarono bombe a mano contro i banchi del check-in delle due compagnie aeree e spararono sulla folla, uccidendo tredici persone e ferendone altre settantasette. Negli scontri che seguirono l’attentato morirono altri tre terroristi. L’unico sopravvissuto fu catturato e processato.