Viene comunque precisato che tali funzioni devono essere “esercitate esclusivamente nell’ambito territoriale B – zone di completamento” e che, in qualunque caso, l’amministrazione comunale deve preventivamente verificare l’esistenza di “eventuali ulteriori vincoli anche di natura ambientale presenti sulle aree interessate”. In pratica viene confermato il parere espresso il 18 maggio del 2009 dalla stessa Direzione regionale guidata allora da Daniele Iacovone. La vicenda, lo ricordiamo, è legata al sequestro delle ville sul lungomare di Fregene e all’inchiesta avviata dalla Procura di Civitavecchia proprio sull’uso ritenuto illegittimo da parte del Comune dell’esercizio del potere nel rilascio delle concessioni edilizie in sostituzione della Regione Lazio. Se il parere della Direzione fa chiarezza sull’esercizio della subdelega può dirsi allora che per il futuro tutto risulta chiarito? Non esattamente, perché resta il problema della classificazione delle aree “B zone di completamento o mantenimento urbanistico” e “C2a di nuova edificazione”. Le interpretazioni sono diverse e se si ritiene che l’ambito del lungomare – come quello di via Agropoli o via Ortona – non è di  completamento ma di nuova edificazione, la sub delega non è più valida perché possibile sono per le zone di tipo B. Resta poi il problema del vincolo ambientale, al quale accenna anche il parere di Demetrio Carini e cioè che, comunque, in quelle aree l’amministrazione comunale deve preventivamente verificare l’esistenza di “eventuali ulteriori vincoli presenti anche di natura ambientale”, come quello della macchia mediterranea. Ricapitolando, se il dissequestro restituisce ai proprietari le loro ville e il nuovo parere della Direzione regionale apre una prospettiva nuova – e forse riuscirà a sbloccare le istruttorie di alcune autorizzazioni edilizie bloccate su Fregene dalla Soprintendenza – la soluzione definitiva del problema del piano urbanistico e della convenzione non sembra vicina. Probabilmente, come indica la stessa Corte di Cassazione, sarà il giudice di merito a sciogliere il nodo, cioè il processo. Ma da risolvere c’è soprattutto la questione della Lente con i suoi vincoli ambientali: in quei 16 ettari di macchia mediterranea si concentra l’intervento edificatorio principale dei Federici. E in queste condizioni, con l’inchiesta in corso della Procura, sarà difficile ottenere qualunque tipo di autorizzazione edificatoria. Senza la quale non ripartirà neppure la convenzione con le opere di urbanizzazione collegate.