Qui e là, sia su viale Castellammare sui bei marciapiedi con i sampietrini o nella mai risistemata di Fregene sud (e vie periferiche) sia nelle zone periferiche si sono aperti dei “crateri” enormi. Alcuni di questi sono di origine “naturale” dovuti alle piogge torrenziali del mese passato che hanno letteralmente spaccato il già fatiscente e “antico” manto stradale, altri ,su strade recentemente asfaltate, sono dovuti ai perenni “lavori in corso” nel sottosuolo. Neanche stessimo cercando il petrolio! Lasciando da parte il primo tipo di buche che da interminabili anni vengono risistemate al momento, in modo posticcio dalla Federici, con qualche palata di cemento, vorrei dedicarmi oggi alle buche create “volontariamente” anche su bellissime strade appena riasfaltate. Queste ultime voragini sono dovute a lavori necessari, di pronto intervento, delle ditte telefoniche piuttosto che dell’ Acea o ancora dell’Enel e di chiunque altro vanti un interesse nell’underground fregenate, pubblico o privato. Nessuno discute sull’improrogabilità di alcuni interventi ma ci fosse qualcuno che in definitiva, dopo aver “fatto la talpa” e ripristinato guasti alle linee telefoniche, al sistema idrico colabrodo che purtroppo ci ritroviamo, ai cavi della luce marci o all’ allaccio di utenze private, torni per occuparsi della riqualificazione a regola d’arte, dello stato dei luoghi antecedente ai fatti che hanno giustificato lo scavo. Io vorrei sapere e credo molti altri cittadini come me a chi dovremmo rivolgerci per far riasfaltare il pezzo di strada preso di mira dalle “talpe”. Le strade e i marciapiedi sono un bene pubblico e chiunque li danneggi deve risponderne in qualche modo all’Amministrazione comunale e anche ai cittadini che pagando le tasse sono stakeholders che partecipano per mantenere entrambi decorosi, sicuri e puliti. Forse bisognerebbe predisporre un modulo con una diffida da inviare alle varie compagnie telefoniche, Enel, Acea, al privato che ha fatto un lavoro su suolo pubblico, ecc…, per richiedere il ripristino “a regola d’arte” del luogo pubblico e non nulla o una pecionata qualsiasi, tanto per fare”.

Silvana Lovera