La potabilità dell’acqua non è garantita da anni – almeno dal 2012 come testimoniano le vecchie bollette dei residenti – ma solo oggi l’ente regionale che gestisce gli acquedotti incriminati di Roma Nord ha deciso di dichiarare le richieste di pagamento “non esigibili”. L’annuncio è stato dato nel corso di un’assemblea pubblica a Tragliatella, zona di confine tra Roma e Fiumicino, dal commissario Arsial Antonio Rosati, fedelissimo del governatore Zingaretti, a capo di questo carrozzone pubblico da aprile 2013. Il commissario, racconta il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, ha spiegato a tutti che “siccome l’acqua non è potabile e non si può utilizzare per nessun motivo, l’Agenzia regionale non può esigere le bollette”. Rosati, aggiunge Montino, ha preso “l’impegno di emanare un provvedimento formale per bloccare le fatture”. Se però il manager dell’Arsial non dovesse rispettare l’impegno preso, avverte Montino, “siamo pronti ad intervenire come Comune per chiedergli di dare una comunicazione ufficiale ai cittadini” che non possono più usufruire del servizio idrico. Ieri dagli uffici del commissario Arsial confermavano il passo indietro sulle bollette: «Saranno sospese fino a quando non saranno risolte tutte le problematiche». E annunciavano al più presto una “comunicazione ufficiale”.
La prossima settimana intanto dovrebbero scattare i nuovi controlli delle autorità sanitarie sull’acqua. “Il Comune – spiega Daniele Torquati, presidente del XV Municipio – ha chiesto altre misurazioni alla Asl competente per confermare o meno i risultati dei livelli batteriologici. Ora siamo in attesa di una nuova ordinanza che certifichi almeno la possibilità del consumo umano”. Nell’acqua infatti oltre all’arsenico erano state rinvenute anche altre sostanze patogene, che avevano costretto il Campidoglio a chiedere di clorare l’acqua e di rimettere in funzione i cloratori negli impianti di Pian Saccoccia, Santa Maria di Galeria, Casaccia, Brandosa e Malborghetto. “I nuovi accertamenti dovrebbero essere realizzati dalla Asl a partire dalla prossima settimana”, spiega Torquati. Intanto i vertici dell’Arsial potrebbero essere sentiti dall’Ordine dei Medici che sull’emergenza ha avviato un’inchiesta conoscitiva. Ai dirigenti dell’agenzia regionale la Commissione Prevenzione dell’Ordine intende chiedere chiarimenti per “capire come si è arrivati a questa situazione e quali sono le soluzioni in campo” per fronteggiare “un problema di salute collettiva”.
L’organismo dei camici bianchi ha anche deciso di inviare a tutti i medici dei quartieri colpiti dall’emergenza un vademecum sui pericoli che si corrono utilizzando per l’igiene personale l’acqua su cui il Comune ha posto il divieto. “L’allerta è massima – spiegano dall’Ordine – dobbiamo informare i residenti sui rischi dell’acqua all’arsenico per evitare che la salute possa essere compromessa”. Proseguono intanto le indagini della Procura. I pm Roberto Cucchiari e Maria Letizia Golfieri non indagano più solo per avvelenamento: c’è anche una nuova ipotesi di reato, “omissione di atti di ufficio”, che sarebbe stata commessa da chi, dopo aver ricevuto l’allarme sulle condizioni dell’acqua nei quartieri riforniti dall’Arsial, non si è mosso – o lo ha fatto in ritardo – per garantire la salute dei residenti. Nel mirino degli investigatori i protocolli di sicurezza della Asl e i rapporti delle autorità sanitarie ai vari enti territoriali.

(Il Messaggero.it)